Riporta “Repubblica” che il papa ai vescovi, riuniti in camera caritatis, ha chiesto di non ammettere gay in seminario perché c’è già troppa “frociaggine” in giro. Non si sa se sia vero, né chi avrebbe osato spifferare ai giornali –anzi, a quel giornale- questa uscita papale. Fosse vero –ripeto: se- non ci sarebbe nulla di strano, e per due motivi.
Uno è classico: inserire uno con tendenze omo in un ambiente maschile sarebbe come immettere una volpe in un pollaio sperando che riesca a non cedere alla tentazione. Infatti, in altri tempi la prudenza della Chiesa selezionava i suoi candidati al sacerdozio vieppiù con criteri ispirati al buonsenso e all’esperienza. È pur vero che qualche confessore troppo buono (i toscani direbbero tre volte buono) tralasciava la prudenza. Oh, non per dabbenaggine. Ma la Prudenza per il cattolico non è l’arte di non farsi troppo male, bensì una delle Virtù, una delle quattro Teologali. In parole povere (forse troppo, ma cerco di farmi capire) si tratta di sforzarsi di ragionare con la mente di Dio, ed è un’ardua conquista spirituale. Ebbene, poiché gli omo non ideologici sono spesso molto religiosi -di una religiosità piuttosto emotiva e sentimentale, sì, ma pur sempre religiosità- il confessore talvolta ragionava così: questo giovine non può certo sposarsi, né lo si può abbandonare; facciamo così: si faccia prete, almeno dovrà osservare il voto di castità come gli altri colleghi, e il sacramento dell’ordinazione gli sarà d’aiuto. In tal modo non era raro che omosex finissero in seminario. E poi preti. E poi, se giovani, di solito venivano loro affidati i ragazzi dell’oratorio. Qualcuno col tempo non resisteva al richiamo della pederastia, e la frittata era fatta.
Intendiamoci, in un tutte le realtà, anche sportive, in cui ci sono assembrati adolescenti esistono fenomeni del genere, lo dicono le statistiche. Ma è inutile invocarle, le statistiche che dicono essere il clero cattolico in fondo alla classifica, perché nella “madre Chiesa” la cosa desta più scandalo che altrove.
L’altro motivo per cui non ci sarebbe nulla di strano nell’uscita “tanguera” di Bergoglio l’ha detto lui stesso a suo tempo: la strategia del “due passi avanti e uno indietro”, che è la chiave del suo pontificato. Col documento “Dignitatis humana” ha praticamente detto “ni” alle benedizioni di coppie omosessuali, cosa che ha indignato gli uni e fatto esultare gli altri. Il risultato è che ogni vescovo, ogni prete fa come gli pare giusto, e Francesco sta a “vedere di nascosto l’effetto che fa”, per dirla con Jannacci.
Dove andremo a finire? Domanda oziosa: ci siamo già finiti. Il sottoscritto, francescanamente parvus et idiota, non si pronuncia (“chi sono io per giudicare?”- l’ha detto Jorge proprio a proposito dei gay). Dice solo che la Chiesa doveva essere una boa nel mare in tempesta, un faro sicuro, una roccia immobile nel variare dei tempi (“Stat Crux dum mundus volvitur” -il mondo gira ma la Croce sta ferma- era il motto dei Certosini. Invece è diventata “liquida” come tutto il resto. È il caso di dirlo: non c’è più religione…
Rino Cammilleri, 27 maggio 2024
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