Procedono le indagini sul Qatargate. Nelle ultime ore, i giudici della Corte d’Appello di Brescia hanno disposto la consegna della moglie di Antonio Panzeri alle autorità competenti del Belgio, accogliendo la richiesta, contenuta nel mandato d’arresto europeo, per moglie e figlia dell’ex deputato del Partito Democratico.
E mentre la procura di Bruxelles annuncia l’ulteriore estensione dell’inchiesta, parlando di “vasta organizzazione fraudolenta”, ecco che, secondo alcune discrezioni, l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, Eva Kaili, avrebbe confessato di aver nascosto le mazzette di denaro e di essere a conoscenza dell’attività portata avanti dal marito, Francesco Giorgi, con l’ex eurodeputato Antonio Panzeri. Eppure, l’avvocato dell’ex eurodeputata socialista smentisce e ribalta la versione: “La signora Kaili è venuta a conoscenza di questo denaro all’ultimo minuto e ha chiesto che tornasse immediatamente al suo proprietario, il signor Panzeri”.
Di Maio e la poltrona nel Golfo
Ma le novità non finiscono qui: il Qatargate potrebbe alla fine interessare pure Luigi Di Maio. Non nel senso di una indagine a suo carico o di chissà quale scandalo. Anzi. Come noto l’ex leader del Movimento 5 Stelle è in corsa per diventare inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico. A contendersi la poltrona ci sono altri quattro big dell’Europa, tra cui l’ex commissario Ue all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Giggino ha sostenuto tutti i colloqui del caso e un panel apposito lo ha “suggerito” a Joseph Borrell come primo della lista. La sua candidatura però aveva perso quota all’insorgere dei malumori nell’attuale governo italiano, che tutto vorrebbe vedere tranne assegnare una poltrona europea di peso ad un avversario trombato alle ultime elezioni.
Di fronte alla diffidenza di Roma, nelle ultime settimane in Ue aveva ripreso quota il nome di Avramopoulos, che pure sarebbe terzo nella classifica tecnica. Tutto procedeva per il verso giusto finché non è scoppiato il Qatargate che lambisce lo stesso ex ministro greco. Come rivelato da Giuseppe De Lorenzo sul Giornale alcuni giorni fa, dalle parti di Bruxelles potrebbe suonare stonato “premiare” con una nomina chi deve ancora chiarire i propri rapporti con le Ong invischiate nel caso Qatargate.
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L’accusa di Avramopoulos
L’ex commissario risulta godere infatti di un incarico remunerato – circa 60mila euro all’anno – nella Fight Impunity di Panzeri. Una partecipazione “legittima”, dice lui, di cui si sente onorato vista la folta compagnia Vip (Federica Mogherini, Emma Bonino e Bernard Cazeneuve) e che era stata autorizzata per iscritto da Ursula von der Leyen in persona. Sommerso comunque dalle polemiche, l’ex commissario ha dunque evocato una sorta di complottone a suo carico: “C’è uno sforzo organizzato da parte di alcuni circoli in Italia – ha detto Avramopoulos – per indebolire la candidatura che ho presentato per il ruolo di rappresentante speciale dell’Unione europea nel Golfo Persico e, naturalmente, sostenere il candidato socialista italiano”. Ovvero Di Maio. “Tutti a Bruxelles sanno che sono in vantaggio per questa posizione. Ritengo che la decisione finale verrà presa in ritardo”.
L’ultima parola, comunque, spetterà all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
Matteo Milanesi, 20 dicembre 2022