Speciale Elezioni Europee 2019

C’è un vincitore, si chiama maggioranza silenziosa - Seconda parte

È la solita vecchia storia per cui la maggioranza silenziosa non è un animale ammaestrato che segue la frusta dei (presunti) domatori, ma sceglie, delibera, vota. Anche con la “pancia” (orrenda immagine frequentata dall’establishment per giustificare i propri fallimenti in serie)? Può essere, ma può anche essere sia ora di rivalutare le viscere: l’Europa monopolizzata da un club di tecnocrati intenti a stabilire il diametro consentito degli ortaggi era ormai diventata irricevibile anzitutto visceralmente.

E la maggioranza silenziosa lo ha detto in Italia, con l’exploit della Lega e la crescita non banale di Giorgia Meloni. Lo ha detto in Francia, con Marine Le Pen che supera l’ultimo campione dell’establishment, Emmanuel Macron. Lo ha detto nel Regno Unito, con Nigel Farage che fa saltare il banco e riduce i Tory a una propaggine del suo Brexit Party. Lo ha detto in Ungheria e in Polonia, dove detestano il Soviet eurocratico quanto detestavano l’originale. Viva la maggioranza silenziosa.

Giovanni Sallusti, 27 maggio 2019

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