Politica

Cecilia Sala, rapidità e discrezione: il successo di Giorgia Meloni

Le accuse al premier, la disperazione per la Belloni, i soliti soloni che credono di sapere tutto: quante ne abbiamo sentite in questi giorni…

cecilia sala meloni © bilaleldaou tramite Canva.com

È approdato a Ciampino l’arrivo dell’aereo che ha riportato a casa Cecilia Sala, la giornalista detenuta in Iran dal 19 dicembre e finalmente tornata libera. Un enorme successo della nostra diplomazia, dell’intelligence, del governo e soprattutto di Giorgia Meloni. Sì, perché negli ultimi giorni ne abbiamo sentite tante. Ogni cinque minuti spuntava il solone di turno, convinto di possedere la verità in tasca, a impartire lezioni. Basti pensare a Matteo Renzi, sempre in prima fila quando è il turno di fare brutte figure.

La liberazione di Cecilia Sala è frutto di una strategia fatta di competenza e diplomazia, in un contesto tutt’altro che semplice. Nonostante le plateali castronerie proferite dalla sinistra e dai suoi house organ, il governo ha continuato a lavorare nel silenzio, incassando le critiche senza replicare, agendo sotto traccia per cercare di ottenere il risultato. E così si ottengono le buone notizie, senza parlare troppo. E c’è di più. Il ritorno in Italia della giornalista del Foglio è merito anche dello standing internazionale della Meloni, che ha inanellato una serie di mosse perfette per raggiungere lo scopo.

Oggi bisogna festeggiare, sia chiaro. Ma non possiamo nemmeno dimenticare, non possiamo archiviare certe stupidaggini. Vi ricordate quelli che offendevano la Meloni per essersi inginocchiata agli Stati Uniti, in particolare a Donald Trump e a Elon Musk? Gli stessi che parlavano di Italia isolata in Europa, quando Roma è invece sempre più un punto di riferimento, dall’immigrazione alla politica estera. O come dimenticare le vedove di Elisabetta Belloni, figura chiave dell’intelligence italiana, che ha scelto di dimettersi dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, per una “decisione personale”. Il già citato Renzi si è superato appena ventiquattro ore fa all’Aria che tira: “Il fatto che lei se ne vada oggi con il caso di Cecilia Sala ancora aperto è un segnale pessimo per il Paese. Una che ha riportato a casa i marò sarebbe stata preziosa in questa vicenda”. Ennesima profezia fallimentare.

Ed è parecchio soddisfacente vedere i leader di sinistra costretti a complimentarsi con il governo. Partiamo proprio dal senatore di Rignano: “Il rientro a casa di Cecilia Sala è la notizia più bella. Grazie al Governo, ai servizi, alla famiglia. Siamo commossi e felici: oggi festeggia tutto il Paese senza distinzioni e polemiche. Evviva”. Così la dem Elly Schlein: “La notizia che stavamo aspettando, che speravamo di ricevere il prima possibile. La liberazione di Cecilia Sala è un sollievo, e saperla presto in Italia ci riempie di gioia. Un ringraziamento al governo, al corpo diplomatico, ai servizi e a chi ha lavorato incessantemente in questi 20 giorni di apprensione e angoscia per questo risultato. Ti aspettiamo, Cecilia!”. Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Conte, mentre il duo rosso-verde Bonelli-Fratoianni si limita a un generico “grazie a tutti e a tutte coloro che hanno permesso la liberazione”.

E c’è un’altra riflessione da fare. La liberazione di Cecilia Sala non è un caso isolato. Basta guardarsi indietro. Il primo risale al 2022, quello della travel blogger Alessia Piperno, arrestata a Teheran nel settembre del 2022 e rilasciata poco più di due mesi dopo. Poi, nel luglio del 2023, il rimpatrio dall’Egitto di Patrick Zaki, reso possibile dalla grazia concessa dal presidente Al Sisi su pressione dell’esecutivo italiano. Infine, il rientro in Italia di Chico Forti: dopo anni di tentativi di riportarlo a Roma per terminare di scontare la condanna per omicidio, lo scorso maggio l’operazione è stata portata a termine. Con buona pace delle narrazioni rosse…

Franco Lodige, 8 gennaio 2025

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