Mettiamola così: ci sono delle interviste e degli interventi che a volte invecchiano male. Anzi, malissimo. È il caso di Michele Santoro, capopopolo di se stesso, che solo qualche ora fa a Di Martedì aveva praticamente accusato il governo di non aver fatto nulla per difendere prima e liberare poi Cecilia Sala, salvo essere smentito a breve distanza dall’operazione di Servizi e governo che ha portato al rientro a casa della giornalista del Foglio e di Chora Media.
Il video dell’intervento di Santoro da Giovanni Floris sta giustamente facendo il giro del web. L’ex conduttore ha criticato aspramente il viaggio della Meloni negli Stati Uniti, definendo il premier una sorta di “cagnolino alla corte di Trump”.
Santoro era anche convinto che, dopo l’arresto di Muhammad Abedini, che risale al 16 dicembre, il governo avrebbe dovuto avvertire Cecilia Sala e impedirle di fatto di partire per l’Iran (per cui aveva un regolare visto oltre ad aver concordato l’itinerario col regime). Poi ha aggiunto: “Non la facciamo rientrare, questa è una colpa grave del governo. Ora c’è il silenzio stampa e non possiamo neanche parlare delle nefandezze che compiono?”. Come è andata a finire nel giro di poche ore, lo sappiamo.
Smentito Santoro, come sono stati smentiti tanti altri. Innumerevoli erano i critici che accusavano i nostri 007 di lentezza. Si è montato un polverone sull’addio di Elisabetta Belloni, che alcuni hanno voluto legare anche a tensioni sulle trattative per Sala. Molti hanno irriso il viaggio a sorpresa di Giorgia Meloni negli Usa. Leggi Corrado Augias, secondo cui la presenza a Mar-a-Lago non era stata assolutamente “utile”. Oppure Francesco Merlo, quello di Repubblica, convinto che il viaggio meloniano assomigliasse molto a quelli di Berlusconi “che, quando si trovava tagliato fuori, organizzava d’istinto il siparietto del rapporto personale, della simpatia italiana come risorsa; riempiva il vuoto (storico) della nostra politica estera con lo spettacolo dell’amicizia”. Poi la profezia, subito crollata nel giro di mezza giornata: “Presto vedremo i risultati del viaggio di Meloni. Stare in cartellone ma non in scena è sempre ad alto rischio”.
Tra gli altri è stato smentito anche Matteo Renzi. Il quale proprio nella mattinata di ieri aveva inviato la sua classica E-News in cui scriveva: “Cecilia Sala deve essere riportata a casa. Subito. Il regime iraniano l’ha presa in ostaggio e in questi casi si fa lo scambio di prigionieri. Anche se è brutto da dirsi, lo scambio va fatto. Ogni giorno che Cecilia passa nel carcere di Evin a Teheran è una sconfitta per il nostro Paese. Qualcuno dovrà pur dirlo chiaramente: liberare una giornalista è un dovere per le Istituzioni di questo Paese, liberare Cecilia Sala è una necessità impellente”. Un attacco neppure troppo velato al governo e alla sua presunta “lentezza” nelle trattative con Teheran. Peccato che, mentre l’E-News arrivava alle mail dei renziani, praticamente Cecilia stava salendo sull’aereo che l’avrebbe riportata in Italia.
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