Centrodestra, abbiamo un problema. Inutile negare l’evidenza. Perchè la coalizione di governo, sebbene sia nettamente maggioritaria nel paese, continua comunque ad inanellare pesanti sconfitte nelle grandi città. Anche nella recente tornata delle amministrative, infatti, il centrosinistra è riuscito ad imporsi in tutti e sei i capoluoghi di regione al voto, confermando così quel trend favorevole che aveva caratterizzato anche i precedenti appuntamenti elettorali nei grossi centri urbani del Belpaese.
I numeri, in tal senso, parlano abbastanza chiaro: il centrodestra governa oggi solo una tra le prime cinque città italiane (Palermo), tre, se invece consideriamo la top ten (Palermo, Genova, Catania), cinque, ampliando il raggio d’azione ai primi venti centri del paese (Palermo, Genova, Catania, Venezia, Trieste).
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Tradotto: il centrodestra uscito palesemente rafforzato dal voto europeo, che guida con una solida maggioranza il governo del paese e amministra ben quattordici regioni su venti, risulta invece poco competitivo quando è chiamato a gareggiare nella grandi città. Se il campo di gioco si sposta nei grossi centri urbani, infatti, la coalizione di governo dimostra una certa fragilità strutturale e una difficoltà oggettiva nella scelta dei candidati che si tramuta poi inevitabilmente in una scarsa competitività elettorale.
I deludenti risultati conseguiti nell’ultimo triennio ne sono la prova provata, ed impongono ai partiti di centrodestra una seria riflessione in vista delle prossime elezioni amministrative. In modo particolare, la tornata in programma nel 2026, che vedrà coinvolti ben venti capoluoghi di provincia e sei di regione tra cui: Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino, oggi tutti amministrati dal centrosinistra per effetto della rovinosa debacle che affondò il centrodestra nel 2021. Vietato farsi cogliere ancora una volta impreparati.
Salvatore Di Bartolo, 25 giugno 2024
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