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Centrodestra “contingentato”: dopo la mascherina, arriva il bavaglio

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Se venisse confermata la decisione della Prefettura di Roma, di contingentare gli accessi a Piazza del Popolo il 4 luglio, inibendo la partecipazione alla manifestazione del centrodestra con l’autorizzazione a sole 2.000 persone, ci troveremmo dinanzi ad un’arbitraria limitazione alla libertà di manifestazione.

Difficile non attribuire alla decisione dell’organo territoriale del governo una rilevanza politica, considerando che la stessa piazza è stata, recentemente, invasa da un vasto cartello di organizzazioni, fra cui le sardine, per sostenere la campagna di Black lives matter. I promotori dell’iniziativa del 4 luglio non vogliono sottrarsi ai protocolli di sicurezza, ma esercitare il diritto al dissenso verso il governo giallorosso.

E la limitazione numerica alla partecipazione, non disposta per analoghe dimostrazioni pubbliche di protesta, assume i connotati della censura. Non vorremmo che con la scusa dell’emergenza sanitaria, non ancora esaurita ma in fase di radicale attenuazione, la mascherina da dispositivo di sicurezza individuale si tramuti in bavaglio, in un contraccettivo per sterilizzare il dissenso montante contro un governo inadeguato a gestire e domare la violenta crisi economica che si sta abbattendo sulle famiglie e le imprese.

Durante il lockdown, il premier Giuseppe Conte ha adottato una raffica di Dpcm, atti amministrativi di rango secondario, comprimendo una serie di diritti sanciti dalla Costituzione e se pensa di poter assuefare la cittadinanza a uno stato di emergenza permanente, per sospendere i valori incardinati nello Stato di diritto, il 4 luglio è un’occasione propizia per ribadire l’irreversibilità dell’ordine democratico e liberale, cui non siamo disposti a rinunciare. Anche se la gestione sperequata della piazza, tollerata ed elogiata per i gruppi collaterali al governo e disapprovata per l’aggregazione del dissenso al premier Conte, fa vacillare le nostre certezze.

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