È un libro delizioso che si compone di varie strutture. Quella storica, quella pittorica e quella noir. Da una parte il saggio C’era una volte il ponte di Stefano Lucchini e Giovanna Pimpinella che propone la ricostruzione della vera storia di un ponte che non c’è più e dei quadri che ce ne restituiscono la memoria e dall’altra il romanzo di Andrea Carlo Cappi, dal titolo Il ponte sospeso, che ripercorre per questa via un secolo di storia romana.
L’opera è edita da Palombi Editori. Ma è la storia del ponte con il pedaggio che ci affascina, il road pricing introdotto da Pio IX, che aveva l’intenzione di guardare al futuro con un tratto di innovazione. Il ponte di ferro sospeso fu realizzato nel 1863 tra la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini e la sponda di Trastevere di fronte a Palazzo Salvati. Fu poi distrutto e sostituito, poco più avanti, da un solido ponte in pietra, in epoca fascista: evidentemente più consono alle aspirazioni del regime. Il ponte, che veniva chiamato, del Soldino era sempre stato un luogo «precario», per di più costruito con tecniche e materiali nuovi e poco conosciuti per l’epoca, quindi visti con sospetto e scetticismo riguardo alla solidità e sicurezza del progetto.
Come si legge nelle prime pagine: «La caratteristica del pedaggio poi contribuì a renderlo ancora più unico, perché questo non-luogo aveva un guardiano, colui che richiedeva il soldino per l’attraversamento, e che rappresentava una sorta di Caronte che diventava sempre più povero man mano che la modernità avanzava, che il denaro valeva meno e che altri ponti venivano costruiti intorno a lui». Il passaggio del Ponte sul Tevere, non di Messina, era osteggiato dai traghettatori che lo ostacolavano in tutti i modi; odiato da quei pochi romani che dovevano tirare fuori il soldino, pagare per qualcosa che non comprendevano; e infine specchio dei piccoli privilegi, di chi era, per un modo o per l’altro, esentato dalla tariffa.
Una storia molto romana e italiana. Ma il ponte aveva anche «una natura vitale, come dimostra il vivido ritratto che ne fa Annibale Angelini nel quadro che diventa ispirazione di questo studio. Qui lo troviamo dialogare attivamente con il popolo di Roma mentre gli si muove intorno. In una giornata dal cielo limpido, popolani, cittadini, barche, animali che si abbeverano alla fonte Lancisiana, anch’essa sparita, sono tutti indaffarati intorno al fiume placido e al ponte che permette di attraversarlo».
Nicola Porro per il Giornale 17 dicembre 2023