Esteri

“Cessate il fuoco”, “Anzi no”. Voci e smentite sull’Ucraina: il dialogo Putin-Trump

Si torna a parlare di cessate il fuoco, ma il Cremlino frena. Mosca è però pronta a sedersi al tavolo

putin © STILLFX tramite Canva.com

La guerra in Ucraina continua, ma aumentano le speranze per intravedere la luce in fondo al tunnel. Sia chiaro: a differenza di quanto circolato nelle scorse ore, la Russia non accetta il congelamento del conflitto, ma c’è la totale disponibilità a negoziare. È intervenuto direttamente il Cremlino per smentire l’indiscrezione riportata da Reuters, che citava cinque fonti, sulla presunta apertura di Vladimir Putin a discutere di un accordo di cessate il fuoco in Ucraina con Donald Trump pur escludendo di fare importanti concessioni territoriali e insistendo affinché Kiev abbandoni le ambizioni di entrare nella Nato.

Ci ha pensato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov a fare chiarezza: Mosca non è disponibile a congelare il conflitto lungo le linee del fronte perché “deve raggiungere i suoi obiettivi”. Soffermandosi sul dialogo con il presidente americano eletto, il diplomatico di Mosca ha evidenziato che Putin “ha detto ripetutamente, o, per essere più precisi, costantemente, che è pronto per contatti e negoziati”: “Questo è per cominciare. Il presidente ha anche detto che non accettiamo alcuno scenario di congelamento di questo conflitto, perché dobbiamo raggiungere i nostri obiettivi, che sono ben noti a tutti”. Ricordiamo che il Cremlino ha affermato che se Trump “mostrerà la volontà di ascoltare le nostre preoccupazioni, di comprendere le ragioni per cui la Russia agisce in questo modo, allora si potranno creare le basi per raggiungere la pace“.

Ria Novosti ha evidenziato che a giugno il presidente russo aveva proposto “iniziative per una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina”, con un immediato congelamento del conflitto e la disponibilità ai negoziati dopo il ritiro delle truppe ucraine dal territorio delle nuove regioni della Russia. In tal caso, Zelensky avrebbe dovuto dichiarare la sua rinuncia all’intenzione di aderire alla Nato, avrebbe dovuto smilitarizzarsi e “denazificarsi”, dichiarando di accettare uno status neutrale, non allineato e privo di nucleare. Ipotesi deflagrata dopo l’attacco delle forze ucraine nella regione di Kursk: da quel momento ha definito impossibile negoziare con coloro che “colpiscono indiscriminatamente i civili, le infrastrutture civili o tentano di creare minacce agli impianti di energia nucleare”.

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Il conflitto prosegue, con la Russia pronta ad assestare altri duri colpi per aumentare il vantaggio in vista dei negoziati concreti. Ottenere sempre più forza al tavolo delle discussioni è l’obiettivo di entrambi i Paesi. In Ucraina l’opinione pubblica è sempre più convinta della necessità di arrivare a una tregua dopo più di due anni di logoramento. Secondo gli ultimi sondaggi realizzati da Gallup tra agosto e ottobre, una media del 52 per cento di ucraini vorrebbe che il proprio paese negoziasse la fine della guerra il prima possibile. Quasi quattro ucraini su dieci, il 38 per cento, invece ritengono che il proprio paese debba continuare a combattere fino alla vittoria.

Vietato abbassare la guardia, ma continuare a lavorare per arrivare alla pace, perchè da un giorno all’altro tutto può cambiare. Nonostante la disponibilità – a parole – di negoziare, Putin non lesina minacce. Complice “l’emergere di nuove minacce e i rischi militari”, lo zar ha sancito un aggiornamento della dottrina nucleare in cui è stata ampliata la categoria degli Stati e delle alleanze militari soggette a deterrenza. Un elenco di tutte le circostanze in cui la Russia si riserva il diritto di rispondere con armi atomiche, tra cui l’aggressione da parte di qualsiasi Stato non nucleare ma con la partecipazione o il sostegno di un Paese nucleare, o attacchi alla Bielorussia, o ancora l’utilizzo massiccio di missili o droni da parte dell’Ucraina sul territorio.

Franco Lodige, 20 novembre 2024

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