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Cgil e università censurano chi non la pensa come Greta e i catastrofisti ambientali

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Lunedì 25 marzo Il Sole24Ore esce con un curioso servizio a 4 pagine col seguente scoop: l’Italia è sempre più calda, col 2018 anno record. Più che scoop sembra la scoperta dell’acqua calda. Sappiamo che non l’Italia, ma l’intero pianeta sta godendo (dico io, ma patendo dicono loro) un riscaldamento globale, e non si capisce perché mai l’Italia avrebbe dovuto esserne esente. A parte questo scoop che scoop non è, fanno una gran confusione.

A caratteri cubitali, accanto al titolo scrivono che la temperatura tra il 1880 e il 2018 è cresciuta di 2.3 celsius, ma l’informazione è poco significativa visto che hanno deciso (e qui non sbagliano) di confrontare le temperature col loro valor medio negli anni 1970-2000. E rispetto a questo valor medio il 2018, in Italia, è stato più caldo di 1.5 celsius. Perché l’informazione precedente è poco significativa? Perché, a leggere la sequenza di dati che essi riportano, si può parimenti affermare, per esempio, che l’anno 1996 fu 0.5 celsius più freddo del 1950. Quindi allarme alterato nel titolo.

Ma torniamo allo scoop che non è scoop. Il pianeta si sta scaldando, lo sappiamo. Per esempio, nell’inverno del 1814 si celebrò l’ultimo festival su un Tamigi che, allora ghiacciato, consentiva l’attraversamento dei carri. Festival che si celebrava ogni anno da un paio di secoli. Allora, quello del 2018 non è l’anno più caldo in Italia dal 1800, ma è l’anno più caldo in Italia dal 1650, quando si era al minimo della Piccola Era Glaciale, come la chiamano i geologi (gli astrofisici lo chiamano minimo di Maunder, riferendosi al minimo dell’attività solare). Ma Il Sole24Ore si guarda bene dal citare la circostanza.

Per occupare le quattro pagine si sarebbero rivolti a due esperti. Uno è un non meglio specificato Osservatorio Nazionale di Legambiente, nota istituzione scientificamente accreditata e sulla quale non pare interessante spendere altre parole. O forse sì: in nome del riscaldamento globale si sono promosse le politiche d’incentivazione con denaro sonante agli impianti eolici e fotovoltaici, e Legambiente fu in passato socia di una società, la Sorgenia, che installava quegli impianti. Recentemente la società si è preoccupata d’informare che «attualmente la società non ha collaborazioni con Legambiente», ma in passato le aveva.

L’altro esperto scientifico è tale Dr. Michele Brunetti, fisico, ricercatore del Cnr e quindi qualificato a dire la sua. Il Dr. Brunetti si dice certo che la causa del riscaldamento è la CO2 che in 150 anni, dice lui e, per quel che vale confermo io, è aumentata di 100 ppm (parti per milione). Ora, ho già esposto il calcolo della candela: la CO2 che tutte le attività umane hanno immesso nel salone di casa vostra in 150 anni è pari a quella che si ottiene bruciando una candelina da torta di compleanno. E non saprei cosa avrebbe da commentare Brunetti. Al quale chiederei anche cosa ha fatto aumentare la temperatura del pianeta nei tre secoli dal 1650 al 1950.

Un’altra domanda che porrei al dottore è quanto sia significativo riportare i dati dell’Italia (che è niente rispetto al globo) per un fenomeno che è globale. Tanto più che, posto che la temperatura media globale è cresciuta di +0.8 celsius in 150 anni, e se vi sono regioni della terra dove è cresciuta di più (l’Italia, per esempio, secondo l’articolo), devono necessariamente esserci regioni in cui è cresciuta di meno, se non addirittura ove è addirittura decresciuta. Come la mettiamo?

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