Forse non l’hanno notato in molti. Ma pur senza citarlo, oggi nel mezzo del suo discorso programmatico alla Camera, Giorgia Meloni ha piazzato una frecciatina politica contro Laura Boldrini. E contro tutti quelli che da giorni si fissano sui nomi dei suoi ministeri.
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Piccolo riassunto. Come noto, tra i ministeri istituiti dal neo-premier c’è quello dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Subito sono partiti facili ironie, tipo il ritorno alla battaglia del grano. A parte che si tratta di un concetto già espresso e difeso anche dal democraticissimo Emmanuel Macron, questo non ha impedito alla Boldrini di vergare un tweet decisamente critico. “Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare…e che vuol dire? Metteranno fuori legge l’ananas?”.
Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare…che vuol dire? Metteranno fuori legge l’ananas?
Ministero delle pari opportunità insieme a famiglia e natalità: siamo a Roma o a Varsavia?
È il #governo della destra retrograda, autarchica e un po’ grottesca.#opposizione
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) October 21, 2022
Nella parte del discorso dedicata all’agricoltura, Meloni non ha dunque lasciato passare la battuta della Boldrini e con qualche giorni di ritardo si è tolta un grosso sassolino dalla scarpa. “L’Italia – ha detto – deve tornare ad avere una politica industriale, puntando su quei settori nei quali può contare su un vantaggio competitivo. Penso al marchio, fatto di moda, lusso, design, fino all’alta tecnologia. Fatto di prodotti di assoluta eccellenza in campo agroalimentare, che devono essere difesi in sede europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale, anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile”. E qui arriva la stoccata: la sovranità alimentare “non significa mettere fuori commercio l’ananas, come qualcuno ha detto, ma garantire che non dipenderemo da nazioni distanti da noi per poter dare da mangiare ai nostri figli”. Colpita e affondata. E in Aula sono subito scattati gli applausi della maggioranza.