Il presidente della regione Sardegna, Alessandra Todde, l’eroina del campo largo, in materia di legge elettorale ne ha combinate più di Bertoldo. Se il rigore giuridico con il quale i grillini si sono accaniti contro Toti, l’ex presidente della Regione Liguria, lo applicassero a se stessi, si dovrebbero vergognare e scappare dalla Sardegna. Già conosciamo l’obiezione che questi campioni della legalità e della trasparenza ci faranno: Toti ha rubato, la Todde ha commesso, se confermato, qualche illecito amministrativo.
Balle. Se seguissimo la loro mentalità giacobina, la Todde sarebbe politicamente da impiccare. Al contrario riteniamo che la Todde possa ben restare al suo posto, nonostante a quanto pare abbia violato le norme che disciplinano le campagne elettorali e il finanziamento ai partiti. Pensiamo anche, essendo degli inguaribili ottimisti, che nonostante tutto la Todde abbia al più commesso degli errori e che comunque essi non l’abbiano aiutata a vincere. Dunque, resti pure là.
Ma per carità si sappia che cosa ha combinato.
Leggendo l’ordinanza della Corte d’appello, allegata qui sotto, si capisce molto: è scritta bene e, soprattutto, è stata redatta da quattro magistrati (tanto rispettati da quelle parti), due commercialisti e un professore universitario. Compulsandola appaiono sbalorditive le “sviste” di questo gruppo di fenomeni. Peraltro, trattandosi di una legge del 1993 applicata per tutte le competizioni elettorali, ben la conoscono e la praticano tutti i colleghi della Todde da anni.
Eppure la consigliera si è vista bene di presentare un resoconto delle sue spese elettorali (poco più di 90mila euro) con l’ausilio della figura chiave del mandatario. La legge del 1993 introdusse questo soggetto (che ben conosce ogni candidato che abbia affrontato una competizione elettorale), affinché gestisca le risorse della campagna elettorale, ne tenga i conti e alla fine ne certifichi provenienza e spesa. È il garante, di fronte allo Stato e ai cittadini, della trasparenza dei conti. È il notaio di ogni candidatura. Non esiste politico che non sappia che è necessario nominarne uno. Sotto ogni manifesto elettorale, ad esempio, vi è apposto il suo nome.
Secondo la Corte non ne risulta nominato uno. O alla Corte si sono bevuti il cervello, o dalle parti della Todde hanno fatto una cagata pazzesca. Noi siamo indulgenti, ma è l’Abc delle competizioni elettorali.
Ma non basta. La Todde non ha fatto, come è regola banale di ogni candidatura, confluire tutti i contributi ricevuti e le spese fatte in un conto corrente dedicato. Si tratta di una formalità fondamentale, perchè grazie a questo conto corrente i candidati, soprattutto se eletti, possono giustificare come e dove hanno preso quattrini e come e dove lo hanno spesi. La Todde non lo ha fatto.
Ultimo punto, che i grillini avrebbero considerato gravissimo, inammissibile, ai limiti della corruzione se fosse capitato ad altri: circa un terzo dei finanziamenti non si sa da chi arrivino. Si tratta di 38mila euro (su 90mila totali) che secondo i componenti della Corte non indicano i nominativi dei benefattori che erogarono a gennaio e febbraio del 2024 questi danari. C’è da dire che su questo la Todde avrebbe dato ragguagli. Bene così.
Ricapitolando: la Todde non ha nominato il garante della trasparenza dei suoi finanziamenti, non ha aperto un conto corrente ad hoc per farvi confluire i finanziamenti e in un primo tempo si sarebbe dimenticata di indicare il nome di un terzo dei finanziamenti ricevuti.
Toc toc, messa così la storia, può essere considerata una innocua svista come, con indulgenza, titola oggi il Fatto Quotidiano? Per noi che siamo dei garantisti, che crediamo che la forma non possa prevalere sulla sostanza, e che generalmente crediamo nella buona fede della gente, sì: può essere considerata una enorme ed perdonabile svista. Ma per loro?
Infine ci chiediamo: la Presidente Todde sarà indulgente con i suoi concittadini che si troveranno a presentare un atto amministrativo in Regione, così come sembra esserlo con se stessa? Pensate un po’ voi una pratica per il catasto o per un finanziamento pubblico, o persino per la richiesta di un documento: che fine farebbe se fosse fatta con tanta sciatteria?
Andrebbe nel cestino. Come dovrebbe andare la supposta moralità e presunzione di trasparenza dei grillini.