La guerra dei tassi negativi, cosa succederà

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La notizia che Allianz non acquisterà più titoli di stato tedeschi è solo l’ultima di una lunga serie. La presa di posizione di Allianz e del suo Ceo Oliver Bäte, suona come un violento moto di protesta nei confronti della politica della BCE che ha portato i tassi in territorio negativo ormai da anni. In Germania l’intera curva dei titoli di stato (fino ai 30 anni) presenta rendimenti negativi, una situazione che sembra stia diventando insostenibile per l’intero Paese, sia dal punto di vista dei risparmiatori ma, soprattutto, per le banche. E non è solo la Germania che si trova in questa condizione. L’intero Nord-Europa è in preda ad una sorta di violenta fibrillazione finanziaria che vive proprio attorno alla situazione anomala dei tassi d’interesse. Proteste arrivano dalla Danimarca dove molti istituti di credito sono costretti a retrocedere ai clienti sottoscrittori di mutui la quota interessi della rata il cui tasso è finito in territorio negativo.

Arrivano proteste dall’Austria e dalla Svezia, dove “il tesoro” locale sta provando a generare rendimenti grazie all’emissione di titoli di stato della durata di un secolo; cento anni sono davvero un’eternità, altro che passaggio generazionale. Il principale quotidiano di Zurigo, in Svizzera il Neue Zurcher Zeitung è uscito nei giorni scorsi con un titolone che parla addirittura di “repressione finanziaria tedesca”. Il Neue sottolinea che a causa dei bassi tassi di interesse sui depositi e sui conti bancari non c’è crescita per i risparmi tedeschi. Poi affonda il colpo con una frase che definire forte è un eufemismo: “Aumento della repressione finanziaria a causa della fredda espropriazione in Germania”. L’articolo continua spiegando come l’abolizione dell’effetto dell’interesse composto rappresenti una vera e propria espropriazione segreta dei cittadini ed in particolare dei risparmiatori tedeschi. Nel pezzo si spiega poi come il rendimento reale dell’investimento in titoli di stato quinquennali sia in territorio negativo ormai da otto anni. “Per questo non c’è più la possibilità di maturare interessi in nessun modo se non – conclude il giornale – orientando le scelte d’investimento verso classi d’investimento rischiose”, quelle che i tedeschi non amano.

Visto che non amano rischiare e neanche investire, i tedeschi stanno accantonando le loro fortune sui conti correnti dove, tra risparmio privato e la quota relative alle imprese, si sfiorano i 3000 mld di euro. Finché la crescita della Germania era forte, la polemica non era ancora esplosa così violentemente, ma ora che la recessione sembra essere prossima ad essere conclamata, ecco che i carboni che prima ardevano sotto la cenere adesso cominciano a bruciare.

Come detto in apertura di articolo, la protesta di Allianz è solo la punta dell’iceberg. Molte banche stanno già applicando una sorta di patrimoniale sui depositi in liquidità che superano la soglia dei 100mila euro inasprendo ancora di più lo stato d’animo dei risparmiatori tedeschi già vessati dalla tassazione negativa. Le banche, dal canto loro, si difendono sostenendo che la tassa sui depositi è una scelta obbligata, una scelta di sopravvivenza e che la colpa è tutta delle politiche della BCE.

Insomma, Draghi rischia di lasciare alla Lagarde una bella gatta da pelare, soprattutto dopo aver annunciato un’ulteriore operazione di immissione di liquidità che potrebbe portare i tassi d’interesse ancora più in basso. I numeri parlano chiaro: le banche dell’area dell’euro pagano più di 7 miliardi di euro all’anno per depositare i fondi presso la loro banca centrale, mentre allo stesso tempo il loro reddito da prestiti viene eroso sempre di più. Ciò ha contribuito, secondo i tedeschi a rendere ancor meno positivi i bilanci delle banche stesse che hanno finito per soffrire tremendamente in borsa. Mittelbrandenburgische Sparkasse ha dichiarato di aver speso 3,65 milioni di euro l’anno scorso solo per parcheggiare fondi presso la banca centrale. Allo stesso tempo il margine della raccolta è stato praticamente nullo. In tutto questo caos il ministro delle finanze Olaf Scholz ha affermato che cercherà di impedire alle banche tedesche di generare addebiti sui depositi dei clienti. E sulla vicenda è intervenuto anche il premier bavarese Markus Soeder che ha chiesto di vietare i depositi fino a 100mila euro.

Insomma la situazione pare davvero complicata e la presa di posizione di un colosso dell’importanza di Allianz rischia di determinare una condizione di conflitto tra tutte le parti in causa e tra queste, tutte assieme, e la BCE. Che si stia aprendo un nuovo fronte di crisi non sembra esserci più alcun dubbio. Un fronte pericoloso. Del resto si parla tanto delle capacità di risparmio degli italiani ma non si considera che il tasso di risparmio in Germania è stato, secondo Deutsche Bank AG di circa il 12% nel 2018, quasi il doppio della media dell’area euro. In media, i tedeschi detengono oltre il 40% delle loro attività finanziarie sotto forma di depositi bancari. Così molti risparmiatori ed anche addetti ai lavori stanno prendendo decisioni anche molto forti pur di remunerare il risparmio. “Con i tassi negativi i depositi diminuiscono nel tempo anziché aumentare e sono dannosi per tutti i risparmiatori – ha dichiarato Juergen Dengel, un funzionario di 40 anni di Bonn- conviene addirittura ritirare tutto e magari utilizzarli per acquistare immobili”.

Poi c’è chi come Fabian Rodenbach, un insegnante quarantenne di Colonia, ha seguito altre strade. “Per anni, ho messo i miei soldi in conti di risparmio in altri paesi europei”. “Questa politica monetaria è un assurdo”, ha spiegato Klaus Fleischer professore specializzato in finanza presso l’Università di Scienze Applicate di Monaco. “Quando le persone perdono i riferimenti, vorrebbero sentirsi protetti, vorrebbero qualcuno che li difenda, soprattutto quando i loro risparmi si stanno sciogliendo”. Insomma la guerra dei tassi negativi è appena cominciata. Stiamo a vedere dove ci porterà.

Leopoldo Gasbarro, 30 agosto 2019

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