C’è un effetto che il mare fa. Un effetto inspiegabile. Le pupille stanno fisse su di lui come amanti soggiogate e in quella paralisi si fa spazio un attimo infinito in cui ti scorgi, riconoscendoti nel suo movimento, nei colori che palesano il suo e il tuo umore. La pausa con il mare diventa contatto con una te dimenticata, spoglia, essenziale come un osso di seppia sulla sabbia.
Le piccole onde sulla riva riportano messaggi antichi e ipnoticamente spengono la frenesia, fanno tacere le banalità, sussurrandoci verità profonde che arrivano da chissà dove; a volte invece raccoglie la rabbia del mondo, la rovescia su di sé, stracciando le nubi per dipanare i nodi del male e riportare la pace. Ti parla sempre quell’acqua e pare mescolarsi con quei rivolgimenti che fanno di te te.
C’è un effetto che il mare fa, quello di portarti in una dimensione in cui il pensiero è, in cui ripercorri mentalmente azioni che avresti voluto e non avresti voluto, in cui rivedi persone care nel tuo cuore, in cui volano via i granelli di sabbia e di falsità, fino a che confondi quel rumore con il tuo rumore e scopri che il mare è dentro. In una sinfonia di onde e maree, senti muoversi adagio una voce interiore che canta insieme a quel mare. È forse lo spirito che si ridesta in noi e danza, danza, danza per ricordarci che siamo anima e carne, che è tempo di scegliere, di affidarsi, di essere una parte, una splendida parte del tutto.
Pensi sia solo un abbaglio, una suggestione, ti ridesti. Ma le conchiglie si fanno tra la sabbia maestre discrete, ti svelano il metodo, la didattica. Non puoi non ammirarle. Definite dai flutti e follemente seducenti raccontano del loro cuore che ha fatto di necessità virtù, che ha detto “sì” al mare senza obiezioni, si sono lasciate addomesticare dal destino e hanno costruito così la loro imperitura bellezza.
Fiorenza Cirillo, 11 agosto 2022