Cronaca

Che figura l’Anpi: “Sfregio fascista”. Ma è stato un africano

Individuato chi ha sfregiato la lapide di un antifascista del 1922, Guido Picelli

Se c’è un’entità cadaverica, questa è l’Anpi, rottame dell’antifascismo vigilante in servizio permanente effettivo. L’Anpi è la dimostrazione ostinata del genio di Leo Longanesi, secondo il quale in Italia non c’era niente di più perenne degli enti inutili e transitori. Il fascismo non c’è più, ma l’Anpi, che marcia a sovvenzioni pubbliche, cioè tasse, cioè gira che ti rigira roba nostra, l’ur fascismo lo sbandiera una volta al giorno anche affidandosi a quel divertente personaggio da reality comunista che è Berizzi: e così legittima la sua eternità nel vuoto. The pie in the sky, come dicono gl’inglesi (Dio li stramaledica!) per dire una roba irreale, una cazzata epocale, insomma ci siamo capiti.

Per approfondire:

L’Anpi è, siamo d’accordo, roba del secolo scorso, e, come per tutte le cianfrusaglie da cantina storica, di essa si insiste che è “tremendamente attuale”: tremenda di sicuro, attuale così così, inclusiva senza fallo, anche qui nel senso che gli avrebbe dato Longanesi. Infatti è proprio una testa di fallo, o di ponte, dell’antifascismo razzistico la faccenda che vi riportiamo oggi. Ad Alassio, sentite questa, l’Anpi ha tolto la tessera al vicesindaco Angelo Galtieri, ostinatamente anpista da almeno un ventennio, dopo che si è iscritto a Fratelli d’Italia. Mischino! Lui pensava di poter militare contemporaneamente in un partito della destra moderata (e Dio solo sa se si stanno moderando a livelli democristiani, questi…) e in una formazione aperta e tollerante: via, fuori dalle balle, non ci hanno pensato un decimo di secondo. Lo conferma la responsabile locale Franca Oliva con fremiti d’orgoglio antifascista: “Sì, è così, la nostra sezione di Alassio ha ritenuto di rifiutare la tessera [per il 2023] a Galtieri”. Peccato, camerata compagno, anche per questa volta il compromesso storico al sol dell’avvenir antifà è rinviato a data da destinarsi (sì ma pure tu però…).

Chi ha sfregiato la lapide di Guido Picelli

“In sostituzione”, la tessera avanzante potrebbero conferirla, ad honorem, al militante ignoto: ma qui va fatto un passo di lato, un passo molto ampio, anzi anpio, fino a Parma, dove, lo scorso 7 di marzo, militanti del presidio democratico inclusivo antifascista Anpista si erano accorti con raccapriccio e scandalo che la lapide commemorativa di un antifascista del 1922, Guido Picelli, risultava rovinata, sfregiata, bruciacchiata per il rogo di una corona d’alloro votiva: subito partiva il coro anpino delle prefiche rosse, attacco fascista, clima infame, governo Meloni, avete visto, se non ci fossimo noi (cari voi…). Beh: era stato un africano. Pizzicato dalle telecamere e infine rintracciato dalla Digos. Auff!… Pazienza non v’ha che basti! Che? Siete all’osteria? Ah! La macchia del tuo stemma! Ah! Segnasti la tua sorte.

Tutte le gaffe dell’Anpi

Che figura dell’Anpi: tutti lì ad agitar neri fantasmi, e poi arriva un compagno migrante, un nero fantasma davvero, tutto allegro (o incazzato, o ‘mbriago, va’ un po’ a capì) e, djebbedjebbedè, la lapide gliel’ha fatta fuori lui. Quest’Anpi, sarà l’età dei militanti più giovani, è incline a un certo buffo naturale, una associazione gaffeur: come quando, un anno fa, sfilò per il fatidico 25 aprile con la bandiera dell’Unghiera. Come quando, stesso periodo, sollecitava all’ONU, nientemeno, “una “commissione per appurare i veri responsabili della strage di Bucha” sconcertando la comunità ebraica di Roma. Come quando definiva Renzi “peggio del Duce”. Magari è vero quello che disse una volta Emanuele Fiano, piddino di origini ebraiche, cioè che “Oggi l’Anpi è costituito al più di persone come me che Partigiani non sono stati”. Oggi, ieri e pure l’altro ieri, se è per questo. Partigiani no, putiniani sicuramente e oggi pure schleinisti, dato il ritorno al massimalismo sardinista, carico di motivetti che gli piaccion tanto a questi freschissimi gendarmi dell’inutilità.

Coraggio, compagni, che nel ridicolo avete anpi margini di miglioramento e il vostro piccolo scrivano bergamasco, el Berizzi – l’è lu, l’è lu, el tamburo principal della banda d’Anci – è lì con la penna scarlatta pronto e fremente come sempre. Fateci sapere quando dirotterete la tessera tolta a Galtieri per il militante ignoto il quale, essendo un migrante, sarà per forza nelle vostre grazie. A prescindere, come direbbe Totò. Spiegategli che i nemici sono gli altri, che voi siete inclusivi, ma veramente, anpiamente. Noi, intanto, aspettiamo la prossima perla. Rossa, ça va sans dire.

Max Del Papa, 16 marzo 2023