Ci sono faccende maledettamente sporche e maledettamente intricate sulle quali non avere un’opinione definitiva è non tanto cauto, o opportunistico, ma saggio perché come la metti la metti, trovi sempre un controfattuale che ti porta in fuorigioco. La guerra è una di queste e se la guerra è l’invasione di un paese a un altro, fra popoli fratelli, che si scannano come solo i fratelli sanno fare, il minimo da osservare è la cautela, l’esitazione dell’umiltà. Putin – siamo d’accordo almeno su questo? – è un dittatore, Zelensky probabilmente non è meglio, è un tipo arrogante e a suo modo irresponsabile, adesse chiede i cento, i mille miliardi per protrarre una situazione senza uscita, dalla quale punta a trarre vantaggi anche personali; basta questo a buttare un popolo nella sua acqua torbida? E il riarmo continuo, a lungo andare, dove porta però? L‘Ucraina vive una situazione al di là della tragedia, ma è vero che l’informazione mainstream ce la vende, ce la martella come il riscaldamento globale e i vaccini, ragione per la quale l’uomo fra gli uomini se ne sente saturo, non vuole saperne oltre. Cento guerre nel mondo ma conta solo l’Ucraina, perfino il papa ogni tanto suscita qualche dubbio malizioso, “C’è la guerra in Sudan, preghiamo per la cara Ucraina”: ma ci avesse lasciato famiglia, da quelle parti?
La diplomazia c’è, scava, non siamo tenuti a conoscerne il lavorìo ma c’è, agisce, solo che, come per ogni guerra carogna, non è ancora tempo che si prenda la scena; l’attendismo tattico dell’America (e, in definitiva, della Cina) non è granché, visto che agisce sulla pelle degli ucraini, ma la prospettiva di un risucchio totalitario è forse migliore? L’argomento per cui “almeno in Russia, in Cina si sa che c’è una dittatura” non merita considerazione, va bene per i vecchi stalinisti come il compagno Marco Rizzo per il quale il capitalismo è il male assoluto fino a che non imbrigliato nel maoismo, e non la merita il pacifismo putiniano di certi professorini o parassiti che, non essendo riuscito il nuovo Zar a spuntarla con le armi, vorrebbero impedire per referendum le armi all’aggredito nel nome della democrazia: inconsistenze di stampo ginnasiale, che si ripetono identiche sempre contro l’Occidente espansionista e propagandista. Come se l’Oriente non vivesse delle stesse tensioni, come se l’umanità in blocco non prosperasse, annientandosi, sulle stesse pulsioni malefiche.
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Qui nessuno è atlantista per partito preso, l’America e la Nato le sue colpe le hanno, il gioco democratico italiano ne è pesantamente condizionato fin dall’inizio e questo non ci piace, ma una soluzione neutralista, svizzera, te la puoi permettere se sei la Svizzera; non regge il doppio standard per cui se è l’America a compiere una porcata, e le fa, la colpa è dell’America, se Aristotele ci ha lasciato qualcosa, ma se è la Russia, la Cina o la Cambogia è sempre dell’America. Dicono i falsi pacifici: Putin va a riprendersi ciò che è suo. Con larghezza di omissioni e revisionismi e con scarso riguardo per lo storicismo logico, etico: se domani austriaci e ungheresi c’invadono, dovremmo forse arrenderci siccome “eravamo roba loro”? Ma l’Ucraina non può neanche continuare a pretendere, con voce padronale, che il mondo si adegui alla sua ostinazione: c’è un limite oltre il quale il ruolo di colonna d’Ercole del mondo libero diventa pretesto e si risolve nell’opposto. E potremmo andare avanti, sinceramente prudenti, sconcertati a differenza di quanti “vogliono capire” ma in realtà hanno già capito tutto fin dai tempi di Lotta Continua: avanti popolo e l’Occidente in fiamme.
Ma, ecco, arriva uno che ha tutte le risposte senza le domande. È il fisico divulgativo Carlo Rovelli che piomba in pieno Concertone e tra un Lazza e un Gazzelle impartisce la sua lezione non di fisica ma di scie(me)nza politica: gli argomenti, ancora una volta, sono da ginnasiale, ultimo banco, kefiah e erba buena nel tascapane e ciascuno se li più immaginare o verificare con due clic su Google: fanno pena anche solo a citarli. Ma lui è un fisico marxista, forse invidioso del collega e concorrente Parisi, quello che impediva a Ratzinger di metter piede alla Sapienza, poi gli hanno dato il Nobel e lui si è esaltato e, da cuoco di Stalin, ci ha insegnato come cuocere la pasta senza l’acqua, l’acqua calda, come gesto rivoluzionario. E quindi si agita, il Rovelli, scegliendo una platea amica. Questi fisici e filosofi a sinistra della rivoluzione d’ottobre son tutti un po’ patetici, scoprono, appunto, l’acqua calda, prima di vietarcela in ossequio a Greta, e le loro riflessioni, al di fuori della materia (oscura?), fanno cascare le braccia: ah, i soldi per il riarmo, diamoli ai poveri, al popolo, alla plebe. Ma Federico Rampini, che di destra non è ma onesto sì, potrebbe rispondere: quanto costa di più la soluzione neutralista, cioè mollare la Nato se il prezzo è dotarsi di forze armate all’atezza del tempo all’interno di una Unione che non ha mai voluto un esercito professionale e si ritrova in balia dei venti e delle sue stesse corruttele? Non è, attenzione, una risposta secca, è considerare tutte le conseguenze in gioco; sono i controfattuali, che stracciano i libri di sogni ma sui quali i Parisi, i Rovelli non si arrovellano, loro sono gente di scienza che, come dice Burioni, non è democratica e intende: è come dico io dai virus alla guerra, dai vaccini al campionato di football.
Dispiace che, subito, come al solito, il ministro della Difesa Crosetto abbia teso il braccio (non il braccio teso, attenzione) offrendosi di invitare Rovelli a cena: se per mangiare a sbafo funziona così, fate largo che mi propongo anzi salto la fila come il senzapalle di trista memoria: ma non è una cosa seria: questa Destra, nel terrore di apparire Destra, non fa che genuflettersi, della Sinistra irrazionale e modaiola, da Marx a MarxMara, adotta stronzate ed eloquio, tranne La Russa, che è scheggia impazzita, passano la vita a scusarsi di esistere, constatando regolarmente che non gli serve. Pensano a durare, pensano al potere e ai vantaggi che ne conseguono, come è umano, come è fatale, ma compiono un errore enorme sia di valutazione che di dignità; per questa strada, gli elettori volano via alla svelta.
Insomma, mentre aspettiamo la cena in cui Crosetto verrà convertito al pacifismo leninista di Rovelli (non ci sono dubbi, non potrebbe andare diversamente, la sottocultura ginnasiale di Sinistra incanterà sempre la Destra con la coda di paglia, che si crede più ignorante e non lo è), limitamoci a prendere atto che un professore di fisica divulgativa può andare a una kermesse canterina sindacale a impartire lezioni su roba che non sa, tagliando la realtà non col rasoio di Occam ma col machete; per aggiungere grottesco a tragicomico, viene blindato da Ambra Angiolini, nientemeno, che “getta acqua sul fuoco” ossia regala nuove perle di inconsistenza: “Qui ciascuno può dire la sua”. Come no, basta sia a senso unico. E poi qui dove? Forse che il Concertone è casa sua, possibilmente non abusiva? Ma è tutto chiaro: Ambra, di professione ventriloqua, parla in nome di altri, è passata dall’auricolare del Bonco a quello di Landini. C’è gente che ha una carriera, una vita così. Solo che, alla fine, resta una domanda grande come il Big Bang: che ci fa un fisico divulgativo al Concertone? Non si doveva parlare di lavoro, tutt’al più? Rovelli è il pacifista di Schrodinger, ma noi della spocchia di questi pseudo-pseudo-pseudo riflettenti, non essendo della Destra complessata, cominciamo ad averne piene le palle, perché oltre il grottesco c’è il patetico, ma oltre il patetico c’è la noia efferata. E i rovelli di Rovelli sono anzitutto barbosi come chi conta la mezza messa mentre un’Ariete canta.
Max Del Papa, 2 maggio 2023