Toh, che strano. Sulla stampa italiana, sempre più filogovernativa, mano a mano che si favoleggia di larghe intese, non ha trovato adeguato risalto un manifesto lanciato dal premio Nobel per la letteratura, e in passato uomo politico, Mario Vargas LLosa. Vediamo che dice il documento firmato anche da italiani, ricordando, en passant, che le informazioni certo non mancavano. Mi appresto infatti a citare una lunga, dettagliata e ottimamente scritta agenzia Agi, disponibile sui sistemi editoriali delle redazioni di tutta Italia. Il titolo del manifesto è “Che la pandemia non sia un pretesto per l’autoritarismo”. L’integrale si può leggere sul sito della Fundación Internacional para la Libertad (FIL) di Vargas LLosa. Il documento reca circa 150 illustri adesioni di personaggi politici e di intellettuali ispanofoni (ma anche di alcuni italiani), provenienti da ventitré Paesi.
Premessa: “Noi sottoscritti – si legge – condividiamo la preoccupazione per la pandemia di Covid-19 che ha provocato una grande quantità di contagi e di morte in tutto il mondo, e facciamo giungere la nostra solidarietà alle famiglie colpite dai lutti”. Nessun “negazionismo” insomma. Proseguiamo: “Mentre gli operatori della sanità pubblica e privata combattono valorosamente contro il Coronavirus, molti governi dispongono misure che restringono indefinitamente le libertà e i diritti fondamentali”. Intermezzo: “Invece di alcune ragionevoli limitazioni alla libertà, in diversi Paesi prevale un confinamento con minime eccezioni, l’impossibilità di lavorare e produrre e la manipolazione delle informazioni”.
Gran finale: “Alcuni governi hanno individuato un’occasione per arrogarsi un potere smisurato. Hanno sospeso lo Stato di diritto e addirittura la democrazia rappresentativa e il sistema giudiziario”. Insomma: parlamenti che con il pretesto del contagio da Coronavirus non si riuniscono o si riuniscono “a ranghi ridotti”, e tribunali civili e penali serrati. “Su entrambe le sponde dell’Atlantico – si legge ancora nel documento – risorgono lo statalismo, l’interventismo e il populismo con un impeto che fa pensare a un cambio di modello lontano dalla democrazia liberale e dall’economia di mercato. Vogliamo esprimere con energia che questa crisi non deve essere fronteggiata sacrificando diritti e libertà che è costato caro conseguire. Respingiamo il falso dilemma che queste circostanze obbligano a scegliere tra l’autoritarismo e l’insicurezza, tra l’Orco Filantropico e la morte”.
Fra gli italiani, il politologo Angelo Panebianco, l’imprenditore Franco Debenedetti, l’artista Massimo Mazzone e Alberto Mingardi dell’Istituto Bruno Leoni.
Alessandro Gnocchi, 27 aprile 2020