Politica

Che legnata la Elly: Meloni sotterra la retorica sardina

Le due leader si sono confrontate per la prima volta alla Camera dei Deputati. Il resoconto della sfida

Schlein Meloni

Alla Camera dei Deputati non va in scena un confronto fra due politiche, due donne di potere, uno reale l’altro ancora ipotetico, ma fra due mondi, da una parte quello concreto, romano all’occorrenza brutale, fucina della destra sociale, dall’altra quello patinato, idealistico più che ideologico, dei tre passaporti tra la via Emilia e il West, passando per i caveau svizzeri, sempre in business class. Cioè tra donna Giorgia che ha dovuto crescere in fretta e donna Elly che non crescerà mai.

Schlein, retorica da centro sociale

L’occasione, presentata dai giornali con toni da sfida all’Ok Corral, dura pochi minuti, il pretesto è il salario minimo di socialistica utopia ma bastano e avanzano a svelare l’incompatibilità totale dei due mondi. L’interrogante, Schlein, ha bisogno di legittimarsi davanti a un partito che ne diffida, ne teme, la componente cattolica almeno, la deriva massimalista e movimentista e così, dopo le sortite spericolate alla Firenze pro Cospito o dal ciambellano piddino Fazio, tenta di darsi una autorevolezza andando a stanare l’avversaria: la quale, si direbbe, non la considera tale, comunque non ne risulta preoccupata. Elly parte drogatissima, come direbbe Gianni Brera per dire carica, sovreccitata ma di quella esaltazione sopra le righe che disvela la tensione: la sua è retorica da centro sociale, letta in modo ansiogeno ma ingessato, da monologo sanremese, con una gestualità a scatti, da pupazzetto delle pile mentre infila i grani del rosario di sinistra: la giustizia sociale, i poveri (i poveri, Elly?), l’equità, l’uguaglianza, il salario minimo, il congedo paritario, ma i fattori nella vulgata schleiniana possono benissimo venire invertiti: il congedo minimo, il salario paritario.

La risposta della Meloni

Meloni, sbaglierà chi scrive, sembra un po’ pregustarsela, tipo gattona con la topina: nella risposta la infilza, la inchioda ai peccati piddini: siete voi ad avere creato le condizioni per tutto questo, voi ad avere impoverito le classi lavoratrici in un decennio abbondante di potere: e te ne lamenti con me? Noi facciamo, faremo quello che possiamo, sforbiciamo punti dal cuneo fiscale, sfrondiamo dove è fattibile. Poi il controdiretto dolce e lieve (ma devastante) come una fettina di mela: il salario minimo legale aggiunge le tutele o le sostituisce? O diventa un parametro unico, con il che i lavoratori se la passeranno peggio a tutto vantaggio delle grandi concentrazioni economiche? E la è, stilettata, perchè insinua che dalla parte dei ricchi, delle company, ci sta la sinistra globalista delle Elly di tutto il mondo, unitevi. Insiste argomentando la premier che evidentemente, come sempre, s’è preparata: meglio estendere la contrattazione collettiva agli altri settori e tagliare le tasse, e qui alza il tono, torna un po’ l’io sono Giorgia de la Garbatella. La chiusura è sui congedi parentali ed è dialogante: siamo d’accordo, li stiamo attuando, sempre disponibile a confrontarmi.

Chi esce vincitore

A questo punto il politico avveduto agirebbe di controfinta, ma Elly non è un politico e non è avveduta: in chiara difficoltà nella controreplica non sa che cercare la rissa all’insegna del gnegne: le sue risposte non ci soddisfano, noi il salario minimo lo volevamo ma voi, opposizione, vi siete opposti. Insomma, batte il piede Schlein, adesso siete voi a comandare e quindi… Quindi cosa? Schlein non lo sa, si disperde in formule, in slogan, la Spagna dei poveri (anche a Barcellona, Elly?) siete ossessionati, siete contro opzione donna, i figli omogenitoriali, gli omogeneizzati, “deve concludere deputata Schlein”, la sollecita il presidente ma lei deve finire il talent parlamentare, da sardina che sguscia, che la butta in cagnara. Meloni è accusata, forse non a torto, di essere troppo duttile, troppo morbida nella sua azione ma se provocata vis a vis ritrova la verve della gioventù e qualcuno dovrebbe far capire a Schlein che non è mai una buona opzione stuzzicare una della destra sociale che viene dalla Garbatella. Specie se la tua Bologna non è l’Emilia paranoica dei CCCP, per dire militante e cattiva, ma un’astrazione bancaria e sardinista.

Passiamo ad altro, dice il presidente rassegnato e forse sollevato; Meloni ricorda un gatto che si lisca i baffi e fatica a non sorridere: questi ti tolgono il gusto pure di litigare, è troppo facile. Qui non si discute dei contenuti ma degli atteggiamenti, del peso specifico e la sintesi migliore è di Capezzone: “Grande performance di Elly Schlein, un colpo di naso in pieno pugno, un colpo di stomaco in pieno ginocchio”.

Max Del Papa, 15 marzo 2023