Che mondo sarebbe senza Vittorio Feltri

Il direttore nella bufera per i suoi articoli e i suoi video? Non è suonato: ha la stoffa del vero giornalista

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vittorio feltri

Vittorio Feltri ha ottant’anni suonati, ma contrariamente a quanti molti scrivono non è affatto suonato. È semmai l’ultimo dei mohicani, nel senso che è l’ultimo giornalista in un Paese in cui il giornalismo è morto. O quasi, nel senso che trovi sempre ancora qualche spirito libero.

Feltri scrive e scrive bene, ha sdoganato anche il linguaggio volgare, ma le sue battute restano nell’immaginario collettivo. Pensate alla “patata bollente”.

L’ultima volta che diventò direttore di Libero mi chiamò a Milano, mi invitò a colazione e mi disse: vuoi scrivere per il mio giornale? Io risposi: si, ad una condizione scrivo quello che voglio. La sua risposta: scrivi quello che caz** vuoi, se sono cazzate ti rispondo.

Accettai: nacquero così i bibi e bibo come li chiamava lui, e i lettori si divertivano, io qualche volta un po’ meno. Ma ci stava. Poi è finita, quando lui è stato messo da parte.

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Perdonatemi se racconto questo episodio personale, ma per me Feltri ha la stoffa del vero giornalista e anche con me lo ha dimostrato. Lo ha dimostrato anche con mio figlio Franz, un suo modestissimo allievo che ora lavora alla Berliner Zeitung. In Italia non c’è spazio per giovani giornalisti allievi di Vittorio.

Oggi siamo arrivati al punto che Feltri viene trattato a male parole perché si è permesso di criticare il leader di Forza Italia per la sua decisione di appoggiare von der Leyen o per un video che fa morire dal ridere sulla lavandaia di non so dove e sulle gambe pelose di una signorina.

Caro Vittorio hai ottant’anni ma lo spirito di un ventenne. Non te la prendere se ti trattano male. In questo paese oggi se dici la verità sei uno spirito libero. E tu questo in fondo lo sei. Ti manca solo una cosa: un tuo giornale, per dimostrare che il giornalismo in Italia è ancora vivo.

Paolo Becchi, 2 luglio 2024

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