Appunti sudamericani

Che orchestra di retorica: vorrei abolire il Concertone

La kermesse è un’orchestra di inutile retorica. Ma per cosa cantano davvero?

Appunti sudamericani

Per chi cantano i cantanti organici al primo maggio della mutazione climatica, sociale, moralistica della sinistra? Per il lavoro no, la Cgil a trazione Landini ne ha sancito l’abiura in pieno regime concentrazionario sfilando sottobraccio al banchiere Draghi, uno bravo a fare girare i soldi, preferibilmente suoi e dell’élite che, ha ammesso, decide “o almeno ci prova”,sperimentando sulla plebe cavia. Cosa di cui si erano accorti per tempo centinaia di migliaia di ex iscritti, preferibilmente giovani.

L’auspicio militante di Mattarella a Reggio Emilia aveva qualcosa di involontariamente comico del genere surreale o demenziale: “Buona festa del lavoro a chi il lavoro ce l’ha. A chi lo crea. A chi lo difende. A quanti lo cercano”. Come a dire: si salvi chi può. Ma uno che il lavoro lo crea potrebbe rispondere: io il lavoro lo creo e il Pd mi ammazza a mezzo Unione europea sulle cui pretese folli o mascalzone la Cgil non fiata, si volta, in modo sconcio, dall’altra parte e sì che le transizioni europeiste e socialiste distruggono quanto resta della classe media e operaia; ma il sindacato deve fare il pesce in barile per la semplicissima ragione che il segretario di turno è immancabilmente in transito verso il Pd che è la cinghia di trasmissione tra l’Europa e l’Italia da annichilire e magari lo manda dritto a Bruxelles.

Per approfondire

Resterebbe il tema della sicurezza sul lavoro, almeno quella, ma è notorio che la maggior parte di violazioni e magari di incidenti, a volte mortali, sul lavoro si ha nella filiera dei concerti a lungo controllata dalla sinistra sovvenzionata e parastatale e comunque agli eventi di gente regolarmente di sinistra e puntualmente distratta quanto a rispetto delle regole di sicurezza e di ingaggio. Una coda di paglia che nessun pugno chiuso può nascondere. Così come il pacifismo peloso che si risolve nell’antiamericanismo filoputinisno, che nel partito c’è, specie con la Schlein, ma resta un tabù, una faccenda urticante, da lasciare nell’attendismo opportunistico.

Allora per chi sfila questa pletora di cantanti apprendisti o decaduti che del lasciato teorico marxista, delle sue implicazioni rivoluzionarie e di classe non ha alcuna cognizione?

In modo lapalissiano, sfilano per ciò che resta. E ciò che resta sarà di sapore qualunquista ma non lo si può addebitare a chi lo vede per quello che è: la fatuità, al limite del provocatorio o dello stupido, della vacua segretaria con annessa consulente ai colori, il moralismo vittimistico aggressivo degli anarchici d’ordine, anarchici pro Cospito o nella confusione mercantile della sessualità consumistica ma contemporaneamente autoritario fino alla repressione col pretesto della sicurezza sanitaria. Sfilano per la sopravvivenza di un partito corroso, infetto di grillismo residuale, di inettitudini sardine in ascesa che fanno fuggire tutti gli altri. Sfilano per tutelare la logica parassitaria che va dai bonus ai fannulloni e ai malavitosi fino alla consuetudine corruttiva del socialismo mediterraneo con gli sceicchi.

Un bel risultato, non c’è che dire; da puntellare con overdose di retorica sempre più stantia nel segno dell’odio, della diffamazione, della provocazione verso la fascista Meloni, talmente fascista che nessuno ne capisce le scelte totalmente nel solco della retorica europeista, integrazionista, una fascista che non preoccupa nessuno e funge da capro espiatorio. Mai vista una destra più morbida e compromissoria, eppure non le basta a scampare la avversione fanatica e perfino pavloviana di chi senza il partito egemone della sinistra ludica resta completamente privo di sovvenzioni.

E allora cantiamo pure per la tecnologia autoritaria, per lo stato paternalistico ed elemosiniere, per le dittature cinesi e russe che sono sempre meglio dell’occidente canaglia, per il dumping di ritorno che si alimenta con il traffico umano e mette fuori gioco salari, diritti e tutele sindacali. Quei rottami musicali alla Piero Pelù e Ligabue, le figurette inconsistenti dalla Norvegia o dai bassi napoletani, i reduci sanremesi cantano a comando ma per loro stessi, con la disperazione di chi è all’ultima spiaggia e lo sa. Latrando a comando contro l’invasor, cioè il potere avventizio di destra, nel segno della Costituzione ora congelata, ora ritirata fuori dall’armadio dal giullare piddino Benigni sotto gli occhi indulgenti del presidente piddino Mattarella.

Max Del Papa, 1° maggio 2023