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Che sciocchezza i certificati di antifascismo - Seconda parte

Detto questo, però, dobbiamo farla finita con un preconcetto ideologico che, dal 1945, avvelena la convivenza civile nel nostro paese. Molti di noi abbiamo conosciuto – anche in famiglia – neofascisti e comunisti fior di galantuomini, professionisti seri e affidabili, amici sinceri, ottimi padri di famiglia. Sono da collocare tutti nella massa damnationis in cui vorrebbero confinarli i pasdaran dell’antifascismo e dell’anticomunismo? Già tanti anni fa ritenevo ingiusto vedere nell’elettore del Msi un complice del Lager e in quello del Pci un complice del Gulag e dello stalinismo: i nostalgici di Mussolini, di Hitler di Stalin, di Mao non ne rimpiangono certo eccidi e genocidi (semmai li ‘storicizzano’ in modo per noi inaccettabile: per convincerci che in quei contesti non si poteva fare diversamente…), non sono tutte persone affette da disturbi mentali – come i tatuati con le teste rapate che ostentano svastiche e sventolano bandiere di cui ignorano la storia.

I regimi oggetto del loro amore platonico si identificano, per loro, con le opere civili, le istituzioni sanitarie, le provvidenze sociali, le case popolari, le bonifiche, le autostrade, le colonie estive, il (presunto) senso comunitario ridestato da quei dittatori. Realizzazioni che non vengono ricordate nei ‘giorni della memoria’ ma che si trovano nelle ricerche degli storici che, a destra e a sinistra, fanno il mestiere dello scienziato non quello dell’ideologo (un mestiere scelto, invece, da Angelo D’Orsi, per il quale “l’equiparare nazismo e comunismo” è una grave distorsione dei fatti storici come se non ci fosse un’imponente saggistica sul totalitarismo intesa a illustrare  proprio le ragioni di quell’equiparazione).

Risulta intollerabile in un paese democratico, l’esaltazione dei crimini, da qualsiasi parte essa provenga. Un manifesto neonazista che esalti Treblinka o uno comunista che neghi le foibe – o addirittura le attribuisca ai fascisti – non si possono passare sotto silenzio. È qui che la repressione dev’essere dura, durissima ma deve prescindere dalle visioni del mondo’ che ispirarono macelli e barbarie giacché i valori politici – siano la patria o la giustizia sociale -, a ben riflettere, sono tutti buoni ed è solo la loro assolutizzazione a convertirli in ideologie infernali. Un cristiano che facesse l’apologia dei roghi dell’Inquisizione starebbe sullo stesso piano dei ‘fanatici dell’apocalisse’ fascista e comunista ma non per questo i Vangeli diverrebbero opera del demonio.

Dino Cofrancesco, 29 giugno 2021

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