L’inattesa debacle in Sardegna di Paolo Truzzu restituisce dei segnali importanti che Giorgia Meloni non può e non deve ignorare. Primo: come già accaduto nel recente passato il centrodestra si è dimostrato incapace di scegliere un candidato all’altezza del peso elettorale della coalizione. E in questo senso, la risposta fornita dai cagliaritani è stata emblematica: 53% dei consensi espressi in favore del centrosinistra contro il 35% del centrodestra. Così come appare inequivocabile l’errore di valutazione commesso da Meloni: se punti tutto sul sindaco di Cagliari e proprio nel capoluogo sardo incassi una sonora batosta elettorale, allora c’è un serio problema legato alla scelta dei candidati. Non solo.
C’è un altro dato che certifica la debolezza del candidato governatore del centrodestra: il voto disgiunto. La neo governatrice di centrosinistra ha ottenuto oltre 40 mila preferenze in più rispetto alle liste a suo sostegno. Di contro, Paolo Truzzu ha incassato 5355 voti in meno rispetto a quelli espressi per le liste a lui collegate. Voti che, ironia della sorte, sarebbero bastati al primo cittadino di Cagliari per avere la meglio sulla sfidante. Ma evidentemente i sardi hanno preferito la Todde a Truzzu. A meno che non si voglia pensar male e imputare il disgiunto a una precisa scelta di qualche candidato o lista della coalizione a supporto del sindaco di Cagliari. Ma questa non rappresenterebbe certo un’attenuante, anzi. Perché l’eventuale mancato sostegno elettorale a Truzzu da parte dei suoi stessi alleati non farebbe altro che avvalorare la tesi secondo cui il candidato proposto dal centrodestra non era l’uomo giusto per guidare la coalizione. E su questo punto vale la pena soffermarsi e compiere un ulteriore riflessione.
La priorità di una coalizione di governo che intenda mostrarsi compatta agli occhi del Paese, soprattutto alla vigilia di un importante appuntamento elettorale (le Europee in programma a giugno), dovrebbe essere innanzitutto quella di vincere le elezioni, e non di piantare delle bandierine utili soltanto a ricordare agli alleati che i rapporti di forza all’interno della coalizione sono mutati. Perché se sei a capo di un governo sostenuto da una coalizione formata da partiti con anime e sensibilità differenti, non puoi più permetterti di ragionare semplicemente come il capo di un singolo partito, ma sei chiamato a compiere dei ragionamenti di più ampio respiro.
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Ergo: a volte in politica è meglio fare un passo di lato per il bene dell’alleanza, piuttosto che cercare di imporre a tutti i costi la propria linea correndo il rischio di rimediare una sonora figuraccia. Esattamente come accaduto in Sardegna. Giorgia Meloni rifletta sull’esito della tornata elettorale sarda e impari la lezione, se davvero vuole scongiurare il rischio di morire (politicamente) per un Truzzu qualunque.
Salvatore Di Bartolo, 27 febbraio 2024
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