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Che vergogna l’Unione Europea ai piedi degli ayatollah

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Un antico adagio recita che non c’è il due senza il tre per cui, dopo aver sopportato Catherine Margaret Ashton, Baronessa Ashton di Upholland e la meno blasonata Federica Mogherini, è giunto ora il turno di sopportare Josep Borrell. Un Mister PESC dopo due lady PESC, e, anche se c’è stato il passaggio dal femminile al maschile, per quello che riguarda la politica estera dell’Unione Europea, soprattutto nei confronti dell’Iran e di Israele, dopo il due è arrivato il tre. Come volevasi dimostrare.

Conoscendo il soggetto, e anche le sue affermazioni passate, possiamo dire che Borrell oltre ad essere il degno successore delle due che lo hanno preceduto in quell’incarico, rappresenta in pieno il vero volto dell’Europa nei confronti dello Stato Ebraico. Una delle prime missioni del nuovo Ministro degli Esteri europeo è stata, e su questo non avevamo alcun dubbio, a Teheran, dove ha promesso agli Ayatollah pieno appoggio dell’Europa.

Nulla di nuovo in fondo, la linea continua e, dopo aver visto i sorrisi di Catherine Margaret Ashton, Baronessa Ashton di Upholland che al momento della firma sul nucleare iraniano andavano da un orecchio all’altro, e quelli velati della Federica Mogherini ogni volta che andava a passare un weekend in salsa persiana, l’Unione Europea continua a schierarsi dalla parte di chi finanzia il terrorismo, di chi vuole espandere con la forze il suo dominio nella regione mediorientale e di chi, pur a costo di scatenare una guerra di quelle che finiscono sui libri di storia, continua a minacciare Israele di distruzione totale.

L’orologio di Piazza Palestina a Teheran continua instancabile il suo conto alla rovescia. Josep Borrell è spagnolo, ma rappresenta l’Europa a trazione Franco-Tedesca e sia i francesi che i tedeschi, questo lo sanno tutti, hanno grossi interessi economici in Iran. Sarà per questo che l’Unione Europea al completo, pur di salvaguardare questi interessi, si sta intestardendo a rimanere dalla parte sbagliata della barricata, anche a costo di inasprire ulteriormente i già non idilliaci rapporti con gli Stati Uniti? Possibile che gli affari siano più importanti del pretendere il rispetto per i diritti umani? Possibile che il pecunia non puzza al punto che a Bruxelles si continua a far finta di non vedere i corpi che penzolano dalle Gru Made in Europe? Anche questo, forse, fra non molti anni finirà sui libri di storia.

Josep Borrell, se vogliamo dirla tutta, anche se è in carica da meno di due mesi è giunto lì dove nessuno prima di lui era arrivato, meglio di Star Trek, e cioè ad attaccare pubblicamente il piano di pace americano e a minacciare Israele nel caso dovesse annettere parte della Giudea e Samaria. Un atto di questo tipo, secondo Mister PESC, “non rimarrebbe senza risposta”. Davanti a una minaccia così grave è oggettivamente inutile stargli a spiegare, a lui e a quelli come lui, che accecati dall’ideologia non riescono a vedere quanto Israele ha fatto e proposto pur di arrivare a una pace duratura, che sia Arafat che Abu Mazen hanno detto “no” a tutti i piani di pace proposti e che avrebbero creato benessere per la popolazione palestinese.

Arafat e Abu Mazen che negli anni hanno, indisturbati, continuato a deviare i fondi, che dovevano essere di aiuto alla popolazione, destinandoli in parte al finanziamento del terrorismo e in parte a conti privati sparsi nei paradisi fiscali. A proposito di costruzioni illegali nei territori contesi che non hanno ancora uno status definitivo, è giusto ricordare che non solo i coloni ebrei, ma anche i coloni palestinesi stanno costruendo in quegli stessi territori. Con la differenza che i coloni ebrei lo fanno a spese loro, mentre quelli palestinesi lo fanno con finanziamenti europei. Infatti è facile vedere delle bandiere dell’Unione Europea accanto a quelle palestinesi ogni volta che il tribunale ordina sgomberi e abbattimenti di costruzioni illegali.

Ordini e abbattimenti che sono da santificare quando colpiscono i coloni ebrei ma che diventano crimini contro l’umanità quando colpiscono edifici costruiti illegalmente e con finanziamento europeo. Anche questo, forse, finirà sui libri di storia. Poi, per chi non l’ha dimenticata, la querelle a più riprese fra Soha Arafat, la vedova del Leader Maximo con la Kefiah, e i vertici di Fatah, erano generati solo e unicamente da motivi economici. I dollari e gli euro finiti chissà dove erano tanti, ma proprio tanti, mentre la povera gente continuava, e continua, a vivere nei campi profughi.

Ma mister PESC con il suo “non rimarrebbe senza risposta”, cosa intendeva veramente? Vuole forse marchiare i prodotti israeliani che arrivano dai territori contesi? Già fatto. Vuole boicottare i prodotti israeliani, anche questo è già stato fatto, anche se non ufficialmente i boicottatori del BDS lavorano No Stop. Ne sanno qualcosa i palestinesi che erano impiegati per SodaStreem che, grazie all’intelligenza dei boicottatori che difendono a chiacchiere i loro interessi, si sono ritrovati disoccupati quando la multinazionale ha dovuto spostare la sua unità produttiva all’interno di Israele.

Mai boicottaggio fu più stupido e dannoso. Se con la sua minaccia pensava di intimorire Israele è rimasto probabilmente deluso perché Lior Hayat, portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, in un comunicato ha affermato: “L’alto commissario europeo, Josep Borrell, ha scelto di usare un linguaggio minaccioso nei confronti di Israele e lo ha fatto poche ore dopo i suoi incontri in Iran. La scelta di questa politica è il modo migliore per garantire che il ruolo dell’Unione Europea, in un qualsiasi processo di pace futuro, sia ridotto al minimo”. Anche il Ministro degli Esteri, Israel Katz, ha replicato alla minaccia dichiarando alla stampa: “Noi non siamo ebrei dell’esilio che si inchinano e il suo stile non è corretto. Sono finiti i giorni in cui qualcuno minaccia gli ebrei e lo Stato Ebraico. Continueremo a costruire e sviluppare Israele con Gerusalemme sua capitale”.

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