L’elezione di Giorgia Meloni a presidente dell’Ecr, il gruppo dei conservatori europei, rappresenta il coronamento di un percorso iniziato prima delle elezioni europee dello scorso anno che ha portato la leader di FdI a diventare uno dei principali politici conservatori in Europa.
Scelta vincente
La scelta di aderire all’Ecr si è dimostrata, con il senno del poi, vincente perché da un lato ha evitato il cordone sanitario che subisce il gruppo Identity and Democracy a cui è iscritto il partito di Marine Le Pen, dall’altro evita le presenze ingombranti di Merkel e Macron nel Ppe.
Oggi l’Ecr raggruppa più di quaranta partiti europei e occidentali ed è un interlocutore autorevole ed ascoltato, nel gruppo dei conservatori c’è il Pis, principale partito di governo in Polonia e l’Ecr nasceva sulla spinta del Conservative Party inglese prima della Brexit. Il posizionamento di Fratelli d’Italia come partito conservatore non è avvenuto solo da un punto di vista politico (con l’inserimento della parola “conservatori” nel simbolo alle europee) ma anche con un percorso metapolitico e culturale che ha portato ad appoggiare valori e battaglie care al conservatorismo.
Conservatorismo e futuro
La partecipazione di Giorgia Meloni a due importanti eventi negli Stati Uniti come il Cpac (raduno annuale dei conservatori americani in cui è intervenuto anche Donald Trump) e la National Prayer Breakfast, hanno suscitato un interesse della stampa internazionale verso Giorgia Meloni corroborata dal suo intervento alla “National conservatism conference” a Roma lo scorso febbraio.
In questa occasione non solo il mondo politico ma anche i principali intellettuali conservatori europei e americani, hanno eletto idealmente Giorgia Meloni a proprio interlocutore politico in Italia. L’elezione a presidente dell’Ecr assume una valenza importante per il suo riconoscimento non solo come leader nazionale ma internazionale, Fratelli d’Italia ha compreso la necessità di accreditarsi come un interlocutore affidabile in Europa e nel mondo conservatore anche per consolidare la propria crescita di consenso in Italia. Una linea che, se mantenuta, darà i suoi frutti a medio lungo-termine, in particolare in un momento storico in cui il sovranismo è da più parti sotto attacco e si cerca di far passare il binomio sovranisti-estremisti, il conservatorismo rappresenta la destra del futuro e la giusta via di mezzo tra il pensiero sovranista e quello liberale classico.
Con il sovranismo condivide la necessità di porre la nazione e l’interesse nazionale al primo posto, mentre considera la libertà dell’individuo un valore primario intesa però in un insieme più ampio che è la comunità. Come spiega Roger Scruton, non a caso ricordato dalla Meloni nel giorno della sua morte, i conservatori hanno posizioni che li distinguono dai liberali ma al tempo stesso rifuggono da derive estremiste. La visione conservatrice sottolinea la necessità di conservare l’identità italiana ma anche quella europea intesa come “un’Europa che sappia difendere la sua identità e quella delle Nazioni che la compongono. Un’Europa di Patrioti”.
Per questo il futuro della destra passa dal mondo conservatore, dalla necessità di unire forma e sostanza, da una destra che possa sedersi ai tavoli che contano senza abdicare ai propri valori e ideali. Il mondo conservatore, con una secolare tradizione alle spalle, è la strada migliore da intraprendere, un conservatorismo italiano ed europeo che sappia declinare politicamente i valori cari a quest’area di pensiero: nazione, identità, cristianesimo, comunità, libertà, natura, cultura, tradizione.
Francesco Giubilei, 29 settembre 2020