Esteri

Chi di gogna ferisce di gogna perisce: la rettrice di Harvard si dimette (e frigna)

Claudine Gay molla la poltrona dopo le accuse di antisemitismo. Ma non manca il piantolino di rito: “Attacchi e minacce alimentate dal razzismo”

Claudine Gay

Ha provato in tutti i modi a salvare la poltrona, lottando con le unghie con i denti, spendendo tutte le sue forze, ma alla fine ha dovuto fare un passo indietro: Claudine Gay non è più la rettrice di Harvard. L’afroamericana ha annunciato le sue dimissioni, firmando un altro primato: dopo essere stata la prima donna afroamericana in carica come presidente, è diventata la rettrice con la presidenza più breve tra le università più prestigiose al mondo. La reazione dettata dal buonsenso non può che essere la seguente: finalmente.

Nominata il primo luglio del 2023, Gay ha deciso di mollare la cadrega sull’onda delle polemiche e delle richieste di dimissioni seguite alla sua disastrosa audizione davanti al Congresso, quando si era rifiutata di condannare le manifestazioni antisemite messe in campo dagli studenti dell’università, che avevano manifestato a sostegno di Gaza e contro Israele. Senza dimenticare un altro fatto decisamente imbarazzante, soprattutto per una rettrice di Harvard: le accuse – provate – di plagio.

Idolatrata dalla sinistra perché donna, afroamericana e indissolubilmente progressista, Gay è finita nella bufera per il dossier firmato dal responsabile dell’integrità delle ricerche Stacey Springs contenente ben quaranta accuse di plagio. L’ormai ex rettrice di Harvard avrebbe copiato nel corso della sua produzione scientifica, senza mettere le virgolette per identificarle come frutto di lavoro di altri. In altri termini, copiature non autorizzate. Un comportamento tutt’altro che virtuoso, nonostante le agiografie dem e le sviolinate delle varie comunità di appartenenza.

Leggi anche:

Ma non è tutto. Gay ha infatti confermato le sue dimissioni senza lesinare un piantolino carico di vittimismo. Può una rettrice afro non tirare in ballo il razzismo? Assolutamente no: “È stato spaventoso essere soggetta ad attacchi personali e minacce alimentate dal razzismo”. Per semi-citare Soumahoro, servirebbe il diritto all’antisemitismo. O il diritto alla scopiazzatura. Ma è sufficiente tornare indietro di qualche anno per porre l’accento sulle grandi contraddizioni di certa sinistra: Gay in prima fila per invocare la testa del professor Roland Fryer, accusato di “commenti inappropriati” verso due ex assistenti. Chi di gogna ferisce…

Massimo Balsamo, 3 gennaio 2024