“Gino libero, no all’estradizione”. Questo l’accorato appello via social di Ilaria Salis su Rexino Arzaj detto Gino, l’antagonista milanese arrestato in Francia, dove si era rifugiato per sottrarsi al mandato di cattura europeo. L’uomo è accusato insieme all’europarlamentare di alleanza Verdi-Sinistra e ad altri militanti dei centri sociali delle aggressioni del febbraio 2023 a Budapest con vittime estremisti di destra. Il suo nome sta rimbalzando sui social da diverse ore, ma il suo profilo per il momento rimane avvolto dal mistero.
Qualcosa lo ha rivelato la stessa Salis nella sua filippica. Gino Arzaj è arrivato in Italia all’età di tre anni e ha avuto residenza regolare e continuativa per più di vent’anni. Secondo l’attivista di estrema sinistra, non ha mai ricevuto la cittadinanza italiana a causa del “razzismo sistemico del nostro Paese”. In realtà dietro ci sarebbero non meglio precisate segnalazioni di polizia. Secondo la Salis legate al “generoso impegno come attivista nei movimenti”. Quali non è dato saperlo, ma se la scuola è la stessa della maestra lombarda…
Nel suo messaggio di vicinanza a Gino Arzaj, la Salis ha colto l’occasione per pararsi il sedere e chiedere di non toccare la sua immunità, perché a suo parere a Budapest non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali. Tra una frase e l’altra, il consueto attacco al premier Viktor Orban, definito “tiranno” reo di calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto. Anche se non è chiaro cosa c’entri tutta questa pantomima antifascista con le pesantissime accuse di cui prima o poi dovrà rispondere.
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Tornando a Gino Arzaj, sappiamo che dopo i fatti di Budapest del febbraio 2023 ha deciso di trasferirsi in Francia. Nessuno vuole ipotizzare la sua colpevolezza, ci mancherebbe, ma perché andare via dall’Italia e fare perdere le proprie tracce? Sarà probabilmente lui a chiarirlo nei prossimi giorni. Ciò che appare chiaro è il rischio estradizione: se Parigi deciderà che le accuse nei suoi confronti non sono una persecuzione contro un dissidente ma prove provate di un comportamento criminale, sarà consegnato alla magistratura ungherese. E per la Salis si metterebbe male, perché l’Europarlamento potrebbe non respingere la richiesta di toglierle l’immunità di cui si fa bellamente scudo.
Ricordiamo che secondo quanto ricostruito dall’accusa, Arzaj farebbe parte del gruppetto rosso Hammerbund insieme alla Salis che nel febbraio 2023 aggredì i partecipati della “Giornata dell’onore2, la cerimonia dei gruppi dell’ultradestra. A completare il quartetto il milanese Gabriel Marchesi e la tedesca Maja T. Sarebbero stati loro ad aggredire violentemente due manifestanti isolati. E sono attese novità sul dossier estradizione, perché per il momento i paesi destinatari hanno risposto in modo diverso: la tedesca Maya T. è stata subito consegnata dal governo a Budapest, mentre l’estradizione di Marchesi è stata rifiutata dalla Corte d’Appello di Milano. Ovviamente la commissione di Giustizia di Strasburgo chiamata a giudicare l’europarlamentare di Fratoianni e Bonelli potrebbe anche non tenere conto del verdetto sull’estradizione di Arzaj, indipendentemente da come i giudici francesi si pronunceranno.
Il dibattito su Arzaj proseguirà nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Il post della Salis è stato il primo di una lunga serie, così come le prese di posizione di Budapest. Il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs, ha tenuto a mettere i puntini sulle “i”: “Ciò che la tua ‘storia mostra chiaramente’ Ilaria Salis è che se vai in un qualsiasi paese e commetti un’aggressione aggravata come un comune delinquente, verrai perseguito di conseguenza”.
Franco Lodige, 17 novembre 2024
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