Mondo al contrario

Chi ha incastrato il generale Vannacci?

L’indagine a suo carico doveva rimanere riservata. L’ira del ministro Crosetto. L’ufficiale: “Sono stati fatti coincidere i tempi…”

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Se c’è una cosa che in Italia non riesce quasi mai a rimanere segreta, nonostante le disposizioni di legge, è la notizia relativa all’avvio di una inchiesta. Avvisi di garanzia e mandati di comparizione finiscono spesso prima sui giornali che sulle scrivanie dei diretti interessati. Dunque perché scandalizzarsi per la “fuga di notizie” sull’indagine disciplinare ai danni del generale Roberto Vannacci? Però, e qui il “però” è grosso come una casa, stavolta non stiamo parlando di magistrati, circo mediatico e presunti innocenti. Qui c’è di mezzo l’Esercito italiano, istituzione che al rispetto delle disposizioni di legge e ai comandi dei superiori dovrebbe essere più che avvezza. Ecco perché il mistero s’infittisce. E scalda pure gli animi ai vertici della Difesa.

L’inchiesta formale su Vannacci

I fatti sono noti. Dopo l’avvicendamento all’Istituto Geografico Militare di Firenze, deciso dal Capo di Stato Maggiore per la pubblicazione del discusso libro, Vannacci rimane a bagnomaria per qualche mese finché il 28 ottobre viene assegnato ad “un incarico adeguato al suo ruolo” nella sede di Roma. Capo di Stato Maggiore delle Forze Operative terrestri: cioè responsabile dello staff a supporto di due superiori. Non un ruolo di comando di primo piano, non una promozione, ma comunque – dice lui – un incarico “prestigioso”. Piccolo problema. Ieri, mentre Vannacci era in licenza per motivi “familiari” (rientra al lavoro il 27 dicembre), il Generale di Corpo d’Armata Mauro D’Ubaldi gli ha notificato l’avvio dell’indagine formale.

“Sono pronto a dimostrare la mia innocenza”

L’inchiesta segue quella “sommaria” già realizzata e durata dal 18 agosto al 16 ottobre (alla faccia della sommarietà) al termine del quale il Capo di Stato maggiore ha chiesto al ministro l’avvio del processino interno per accertare eventuali infrazioni. Occorre valutare se Vannacci abbia leso “il principio di neutralità e terzietà dell’istituzione militare” mettendo l’opinione pubblica nella condizione di “associare l’istituzione alle sue idee personali”. Dovrebbe durare poco e se alla fine il generale dovesse essere ritenuto responsabile di una qualsiasi violazione, al ministro verrà richiesto un provvedimento che può andare dalla sospensione fino alla rimozione del grado. Vannacci è sereno come una Pasqua, rivendica la libertà di espressione, nominerà un ufficiale difensore ed è convinto di “aver operato nel rispetto di regolamenti e normative”. Non se l’aspettava, ma non ne fa un dramma. Al Corriere dice: “Sono già pronto a dimostrare l’assoluta limpidezza del mio comportamento”.

La fuga di notizie su Vannacci

Il problema è che al generale è stato notificato l’avvio dell’inchiesta formale “ore dopo essere uscita sulle agenzie e sui quotidiani online”, nonostante l’Ansa – che l’ha riportata per prima – avesse scritto nei suoi lanci che il documento era già stato consegnato nelle mani di Vannacci. “Questo episodio grave la dice lunga sulla dovuta riservatezza di chi maneggia queste informazioni”, lamenta il diretto interessato. Ma ad essere decisamente infuriato è soprattutto il ministro della Difesa, che si è visto “scavalcare”: nel duro comunicato ufficiale con cui ieri sera ha precisato i fatti, Guido Crosetto non ha nascosto l’irritazione per la “molto grave fuga di notizie”. Una soffiata che ha dato adito a molte “illazioni” e che a quanto pare viola anche le norme. Il ministro è stato costretto infatti a “ribadire la rigorosa necessità di riservatezza dell’inchiesta, prevista tra l’altro dall’art.1050 del Testo Unico dell’Ordinamento Militare, necessità indispensabile in casi come questi”.

Ora la domanda è: chi maneggiava quelle informazioni riservate? E perché le ha diffuse alla stampa poco prima che il tutto venisse notificato a Vannacci? “Non lo so, arriva dall’alto — risponde il generale al Corsera — come non so neppure per quale motivo sono stati fatti coincidere i tempi. Ci saranno state delle ragioni, dei fini”. Quali?

Le liti ai vertici delle Forze Armate

Primo indizio: a qualcuno non è piaciuto il modo in cui Vannacci ha “spacciato” la nomina a Roma come una sorta di “promozione” dopo mesi di polemiche. Ma non solo. Non è un mistero, lo spiegava bene ieri Gian Micalessin sul Giornale, che l’ex comandante della Folgore sia in qualche modo inviso ai vertici della Difesa per il suo essersi schierato, con tanto di esposto in procura, al fianco dei soldati nel chiedere chiarezza sulla sindrome dell’uranio impoverito. Questo potrebbe aver avviato una lotta intestina negli alti comandi delle Forze Armate, sfociato questa estate in scontro aperto. In fondo Vannacci è stato in Afghanistan ed Iraq a seguire missioni della forze speciali, ha comandato gli incursori del 9° Reggimento Moschin e poi i parà, eppure a 54 anni se ne stava già rintanato tra le cartine dell’Istituto Geografico. Lì ha meditato e scritto un libro forse non equilibrato, ma che era indirizzato ad un pubblico ristretto. Poi Repubblica l’ha scoperto (o è stata informata? Da chi?) e, pensando di distruggerlo, ha contribuito a rendere Vanacci più ricco e famoso. E forse con un futuro in politica.

Giuseppe De Lorenzo, 5 dicembre 2023

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