Esteri

Chi ha paura di Giorgia Meloni

La Francia torna ad attaccare l’Italia. Si aggiunge anche il governo spagnolo. Ecco le cause dei timori di Madrid e Parigi

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Ormai è Europa contro Italia. Sì, perché dopo la sfiorata crisi diplomatica con la Francia di Emmanuel Macron – quando l’Italia rifiutò di indicare un porto sicuro per la ong Ocean Viking, che poi attraccò a Tolosa – sono state le parole del ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, a muovere ancora le acque tra i due Paesi. Secondo il ministro, infatti, il governo Meloni sarebbe un esecutivo di “estrema destra” ed “incapace” di fronteggiare l’emergenza migranti. L’incidente portò il leader di Forza Italia, nonché ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ad annullare il viaggio programmato a Parigi per incontrare la collega francese Colonna.

La Francia attacca l’Italia

Da quel momento, si sono affiancate una serie di smentite, scuse e battibecchi tra i vertici dell’esecutivo della Francia. Prima il portavoce del governo Macron, che in modo imbarazzato ha cercato di svincolarsi dalle parole del proprio ministro degli Interni. Poi, a rimarcare la dose, è stato invece un altro membro dell’esecutivo, il ministro dei Trasporti Beaune, il quale ha dato ragione al collega “sotto il piano politico”. E non finisce qui: poche ore dopo si sono aggiunte le dichiarazioni del responsabile delle Finanze Pubbliche, Gabriel Attal, che in un’intervista a radio Rmc ha auspicato lo stop delle freddure tra i due Stati, sottolineando quanto la Francia abbia “troppo bisogno dell’Italia e l’Italia abbia troppo bisogno della Francia su tutti i temi, e singolarmente, sulla questione dell’immigrazione”. Insomma, un vero e proprio caos per l’Eliseo, che formalmente non si è ancora scusato con Palazzo Chigi, in una situazione di letterale polarizzazione tra le varie stanze del governo.

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Dall’altra parte, però, è anche la Spagna a scagliarsi contro Giorgia Meloni. Questa volta non è più il tema immigrazione – che invece trova d’accordo l’esecutivo italiano e quello spagnolo di sinistra radicale, in particolare relativamente ad un maggior intervento dell’Ue a sostegno dei Paesi meridionali del continente – ma è la questione lavoro. Secondo la vicepremier e ministra del Lavoro spagnolo, Yolanda Diaz, il governo italiano porterebbe avanti politiche “contro il lavoratori”. La posizione di Madrid riguarda il decreto del primo maggio, che ha portato tra le varie misure un taglio del cuneo fiscale, garantendo proprio ai lavoratori tra gli 80 ed i 100 euro in più nelle proprie tasche.

In vista delle Europee 2024

Difficile parlare di riforma “contro i lavoratori”. Ed infatti pare che la finalità della Spagna sia in realtà un’altra: la critica è mossa dal timore che, alle prossime elezioni europee 2024, sia proprio il centrodestra a poter spuntare la maggioranza dei seggi. Secondo le ultime proiezioni del voto comunitario, Fratelli d’Italia potrebbe aggirarsi intorno al 29 o 30 per cento, seguito dalla Lega intorno al 10 per cento e Forza Italia al 7 per cento. In Spagna, invece, se oggi si tenessero le elezioni, l’eventuale alleanza tra i partiti di destra Vox e Partido Popular potrebbe sottrarre la leadership del Paese alla sinistra progressista, per una percentuale di consensi che supererebbe addirittura il 43 per cento.

Dati decisamente preoccupanti per la sinistra Ue, se poi andiamo a considerare anche il vento in poppa di Marine Le Pen in Francia. Secondo un sondaggio di aprile di Le Figaro, Rassemblement National otterrebbe il 31 per cento dei consensi al primo turno, mentre Macron non si potrà candidare per un terzo mandato. Dietro all’alleata della destra italiana, ci sarebbero l’ex premier, Edouard Philippe, come candidato dell’attuale maggioranza macronista (28 per cento) ed infine il leader di estrema sinistra, Jean-Luc Mélenchon (22 per cento).

Questi dati, se effettivamente dovessero essere confermati dalle urne comunitarie nel 2024, garantirebbero tre dei maggiori Stati dell’Ue – Italia, Spagna e Francia, appunto – sotto il controllo delle coalizioni del centrodestra europeo. Ed è forse questo elemento a preoccupare Parigi e Madrid, dove ormai da mesi tirano venti di vera propria crisi diplomatica. Sullo sfondo, rimane sempre il mito della “solidarietà europea”. Peccato che quelli che lo propinavano sono gli stessi che oggi lo distruggono.

Matteo Milanesi, 11 maggio 2023