Il green pass scaduto in treno
A quella geniale e colorata giostra radiofonica che è La Zanzara, la antigreenpass Daniela Martani racconta un episodio sconcertante: sull’ultimo treno da Milano a Roma, si accorge che le è scaduto il lasciapassare da 4 ore. Il tampone ha confermato la sua negatività, ma il personale di Trenitalia è inflessibile, non essendo la Martani uno di quei clandestini violenti che viaggiano senza biglietto e senza che nessun controllore rischi una coltellata o una testata. Daniela deve scendere, la lasciano da sola, in piena notte, in stazione a Bologna che per una donna sola è uno dei posti più pericolosi al mondo. Commento di Parenzo, altro personaggio di patetica tristezza, ma funzionale al regime: “Cazzi tuoi, scema, la legge è legge, non rompere i coglioni”. Dopodiché mandano la pubblicità e le sbattono giù il telefono. Il tutto sulla radio di Confindustria che rappresenta gli imprenditori. Non è questo un regime autoritario, tracotante?
Selvaggia Lucarelli a inizio pandemia amava esibirsi addentando involtini primavera; come lei molti altri, all’epoca andava così, il governo Conte giurava che non c’era pericolo, tutto stava sotto controllo e il virologo da passerella Burioni irrideva i paurosi: fa prima a cogliervi un fulmine. Poi, come sempre, il “contrordine, compagni”, ma alla maniera sovietica: dove avete sbagliato, dissidenti? Nessuno ha pagato, i libertari si sono riciclati in gendarmi, succedanei della polizia politica. E restano dove stanno, impuniti, impunibili.