Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.
Le elezioni politiche tedesche del settembre 2021 rappresentano un appuntamento fondamentale non solo per la Germania ma per tutta l’Europa e più in generale il mondo. Il Financial Times ha incaricato il 13 gennaio il capo della sua redazione di Berlino Guy Chazan, impegnato in questo incarico sin dal 2006 dopo il suo passato nel Wall Street Journal (tra l’altro come inviato a Mosca. Arriva al Times nel 2012) di fare il punto.
Merkel, i candidati alla successione
Secondo l’esperto giornalista il candidato più quotato è Armin Laschet, “governor of one of Germany’s biggest regions” governatore di uno dei Land chiave: la Renania Settentrionale-Vestfalia”. È l’uomo della continuità merkelliana che però potrebbe controllare il partito mentre per cancelliere, se le sue personali quotazioni elettorali fossero troppo basse, potrebbe far correre sia il suo compagno di cordata Jens Spahn, dell’area più conservatrice della Cdu ma popolarissimo ministro della Sanità, sia Markus Söder “prime minister of Bavaria and leader of the Csu, who, like Mr Spahn, has grown in stature in the course of the corona crisis” primo ministro della Baviera cresciuto di popolarità nella gestione dell’emergenza Covid-19. Sta avendo anche un ottimo successo popolare nei dibattiti televisivi un altro dei tre sfidanti Norbert Röttgen, presidente della commissione esteri del Bundestag, il più giovane dei tre, molto impegnato sui temi ambientali, molto chiuso alle influenze cinesi che pesano invece sulla Merkel, ma candidato governatore “sconfitto” nelle elezioni del 2012 per la “North Rhine-Westphalia”.
Infine è tornato a correre per presidente della Cdu Friedrich Merz già sconfitto dalla pupilla della Merkel Annegret Kramp-Karrenbauer (poi affossata dai sondaggi e costretta a ritirarsi e oggi ministro della Difesa). Merz offre la proposta più coerentemente conservatrice sia sulla sicurezza sia sull’immigrazione sia nei confronti della Cina. Si distingue dall’attuale Kanzlerin anche per minori euro-entusiasmi. È oggi presidente della BlackRock Germania. Secondo Chazan Röttgen ha poche chance, ha un passato di perdente in un Land chiave, piace ai giovani ma chi voterà saranno i 1001 delegati della Cdu, più concentrati sugli argomenti politici che sui sentimenti. Anche Merz avrebbe difficoltà. Anche perché la nuova amministrazione Biden non apprezzerebbe-secondo Chazan- “spostamenti” a destra nel principale stato europeo. Un’eventuale vittoria di Laschet potrebbe comunque essere condizionata dalla scelta di un altro (Spahn o Söder) come candidato cancelliere.
L’influenza di Biden
L’analisi di Chazan è di grande interesse, fondata su una profonda conoscenza della realtà tedesca. Alcune considerazioni però non convincono: una sbiadita presidenza americana come quella di Joe Biden non farà pesare troppo il giudizio sugli orientamenti politici quanto invece valuterà come prioritarie le questioni geostrategiche (vedi rapporti con la Cina). Per non parlare del peso che dovrebbero avere gli uomini di BlackRock nella nuova Casa Bianca. In ogni caso è molto probabile che gli spazi per una continuità merkelliana nella gestione della Germania siano assai limitati (chissà però se la Kanzlerin non si riserva una mossa a sorpresa sull’Europa per continuare a guidare anche i processi tedeschi).
Prima l’inettitudine di Barack Obama poi le improvvisazioni di Donald Trump hanno dato spazio alla Merkel per essere la più intransigente ecologista mentre la fabbrica “centrale” della Germania truccava i suoi motori diesel, la più severa castigatrice degli imbrogli finanziari greci e insieme la sponsorizzatrice di Wirecard, la castigatrice di chi dialogava troppo con Mosca mentre un ex cancelliere diventava presidente della Rosneft, la più ferma sostenitrice di una politica estera basata sui principi e la protettrice di Recep Tayyip Erdoğan nonché la fautrice di un accordo commerciale con Pechino, senza neppure consultarsi con la nuova Casa Bianca. L’impressione, anche valutando l’andamento della corsa per il cancellierato tedesco è che questa linea non sia più perseguibile. Magari spunterà una Germania meno “atlantica” ma in quel caso sarà frutto di una maggioranza Verdi-Sp-Linke.