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Chi ruba i Rolex non combatte il razzismo - Seconda parte

Poi, per finire, c’è ora la moda di questi inchini per chiedere scusa per il razzismo. Inchini che sono iniziati con alcuni agenti di polizia che, anziché sedare le rivolte, si sono umiliati davanti a una folla feroce che li insultava. Inchini che poi hanno dilagato anche nel mondo dello sport e del giornalismo, ne abbiamo visti degli esempi anche su canali italiani.

Inchini che sanno tanto di inutilità mista a ipocrisia, inchini che sono un pessimo segnale subliminale che anziché combattere il malessere del razzismo sta invece creando il razzismo al contrario, dove il ‘testimone’ passa dal persecutore alla vittima che, in tempi brevissimi, si sentirà autorizzato ad essere il nuovo oppressore in un vortice che non farà altro che alimentare le violenze. Questo ipocrita inchino è la materializzazione dell’incubo peggiore e del pericolo estremo, perché inchinarsi è ammettere delle colpe che se non si hanno non vanno ammesse, perché il razzismo si combatte con la giustizia giusta nelle aule dei tribunali e con una stretta di mano nella vita di tutti i giorni.

Michael Sfaradi, 6 giugno 2020

 

 

 

 

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