Il primo passo è stato fatto: la Commissione Affari Sociali della Camera ha iniziato l’iter di discussione delle tre proposte (presentate da Lega, Terzo Polo e Fratelli d’Italia) per istituire la Commissione d’inchiesta sulla pandemia da Covid-19. Il processo è partito, anche se ovviamente ci vorrà del tempo per l’inizio vero e proprio dei lavori. La relatrice Alice Buonguerrieri (Fratelli d’Italia) ha illustrato il contenuto dei tre testi su cui adesso bisognerà trovare una sintesi: creare un testo base o adottarne uno “unificato” sono le due opzioni sul campo. Bene. Cosa succede adesso? E soprattutto: chi sono favorevoli e contrari alla sua istituzione?
Quali sono le prossime tappe
Le tre proposte di legge, presentate da Galeazzo Bignami (Fdi), Riccardo Molinari (Lega) e Davide Faraone (Azione-Italia Viva), sono molto simili: istituire una commissione parlamentare di inchiesta sul Covid-19 composta da 20 deputati e 20 senatori che saranno nominati dai presidenti delle rispettive camere. Oltre a tempistiche e costi, le proposte si differenziano leggermente per le competenze attribuite all’eventuale commissione, anche se tutte puntano nella stessa direzione: indagare l’adeguatezza della risposta del governo all’ondata di Covid in Italia; comprendere se vi siano stati abusi e sprechi negli acquisti da parte della struttura commissariale che fu di Domenico Arcuri; e verificare l’attività svolta dal Comitato tecnico scientifico.
Dopo l’adozione di un testo base o unificato, che specifichi bene durata e spesa annua della sua istituzione (le ipotesi ora variano tra 50mila e 300mila euro all’anno), la legge istitutiva dovrà essere approvata da Camera e Senato. Qualora l’accordo tra Fratelli d’Italia, Lega e Azione-Italia Viva dovesse reggere, non dovrebbero esserci ostacoli né in Commissione né in Aula. Ma è tutto da vedere.
Chi è favorevole e chi contrario
Tra i favorevoli, come visto, ci sono Lega, Fratelli d’Italia e Terzo Polo. Forza Italia dal canto suo si è sempre mostrata un tantino più fredda sull’argomento ma i suoi voti non dovrebbero mancare.
Contrari, invece, ovviamente, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. “Quello che sta provando a fare FdI sulla commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia è inaccettabile, dimostra che il vero scopo del partito della presidente del Consiglio è quello di randellare l’opposizione – hanno scritto in una nota Simona Malpezzi e Debora Serracchiani – Inneggiare su Facebook all’istituzione della commissione vuol dire fare un uso politico di vicende gravi e drammatiche come quelle che hanno riguardato la pandemia: il post Fb, che mostra la foto del presidente Conte e dell’allora ministro Speranza, parla di ‘zone d’ombra’ e di italiani che ‘meritano di sapere’ e mette in chiaro solo che la destra vuole strumentalizzare la commissione d’inchiesta piegando le istituzioni alle ragioni politiche di parte e coprire l’incapacità di questo governo nell’affrontare le emergenze del Paese”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Movimento Cinque Stelle. “FdI dimostra con chiarezza l’uso che il partito del Presidente del Consiglio intende fare della commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, e cioè speculare su questa immane tragedia per brandire una clava contro gli avversari politici”, dicono Francesco Silvestri e Barbara Floridia, capigruppo M5S di Camera e Senato, secondo cui l’obiettivo è quello di creare “un plotone di esecuzione politico per nascondere la profonda incompetenza e inadeguatezza dell’esecutivo”.
E i virologi?
Anche i virologi e gli ex componenti del Cts si mostrano scettici. “Non siamo a Norimberga dove si trattava di giudicare crimini contro l’umanità avvenuti alla luce del sole”, dice l’immunologo Mauro Minelli. “Qui le cose sono diverse, perché il nemico è invisibile e chi cerca di contrastarlo può conseguentemente correre il rischio di sbagliare bersaglio. Attenzione allora, evitiamo la deriva di vendette politiche e scongiuriamo il clima da resa dei conti”. Per Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, l’obiettivo dovrebbe essere quello di “capire gli errori fatti per migliorare la risposta futura: non deve essere un processo politico, non interessa alla scienza questo aspetto”. Più favorevole Matteo Bassetti, secondo cui la Commissione può essere uno strumento per capire “quali errori non debbano essere più commessi in caso di nuova pandemia”: “Spero che alle audizioni siano invitati i medici e i ricercatori meno ascoltati nel periodo ‘nero’ del Covid – auspica Bassetti – e che si possa imparare dagli errori commessi, ad esempio sulla durata del lockdown, su quella dell’obbligo delle mascherine e sulla chiusura delle scuole”.