L’indagine sulla controversa questione dei “Pandoro Pink Christmas” di Balocco, griffati dalla nota influencer Chiara Ferragni e pubblicizzati sui canali social, rimarrà a Milano. La decisione arriva dalla Procura generale presso la Corte di Cassazione, che si è pronunciata sul conflitto di competenza territoriale sollevato dalle Procure di Milano e Cuneo. Entrambe avevano avviato inchieste in seguito a un esposto presentato dal Codacons in 104 Procura di tutta Italia. “La sostituta pg di Cassazione, Mariella De Masellis, deve ancora notificare al procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, la decisione” che, al momento non è stata ufficializzata. La competenza è stata attribuita a Milano basandosi sul luogo in cui sono stati stipulati i contratti tra Balocco e le società di Ferragni.
Come noto, l’Antitrust ha sanzionato, il 15 dicembre scorso, le società Fenice srl e TBS Crew srl, associate a Chiara Ferragni, per una cifra che ammonta a oltre un milione di euro e l’azienda dolciaria per 420mila euro per pubblicità ingannevole. Emerge che, dalle documentazioni acquisite, lo staff di Chiara Ferragni avrebbe voluto indicare nella promozione del pandoro venduto a un prezzo significativamente più alto del normale, che “le vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino”. Tuttavia, è stato poi chiarito che la donazione di 50mila euro da parte di Balocco era avvenuta in precedenza e non era legata alle vendite del pandoro. È stata scoperta una comunicazione interna di Balocco in cui i dipendenti suggerivano di rispondere al team di Chiara Ferragni che, in realtà, “le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante” riferendosi all’onorario di un milione di euro.
Il caso coinvolge anche Alessandra Balocco, amministratrice delegata e presidente di Balocco spa, e ipotizza un inganno ai danni dei consumatori, che si aspettavano che il ricavato delle vendite fosse destinato alla beneficenza. Le indagini erano iniziate dopo che la procura di Milano aveva mandato la Guardia di Finanza a raccogliere documentazione e aveva ipotizzato il reato di truffa aggravata dalla minorata difesa. La questione della competenza è nata perché la procura di Milano rivendica il diritto di continuare le indagini, dato che le società di Chiara Ferragni hanno sede nella città meneghina, mentre la procura di Cuneo si era espressa per mantenere il caso, data la sede dell’azienda Balocco nel suo territorio.
Tra gli indagati, oltre a Ferragni e Balocco, c’è anche Fabio Damato, il manager della influencer e general manager, con l’accusa di concorso in truffa aggravata.
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