Chiara Ferragni, ora parla Balocco: ecco perché il pandoro costava di più

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Chiara Ferragni calo follower

Il prezzo del pandoro Balocco, griffato Chiara Ferragni, è stato al centro di un acceso dibattito. Sul caso è già intervenuta l’Antitrust e indaga la procura, ma oggi l’azienda ha cercato di spiegare i perché di quel prezzo sorprendentemente elevato, con un aumento del 156% rispetto alla versione tradizionale. Secondo Balocco, quei 5,69 euro in più tra il pandoro “normale” Balocco (3,68 euro) e quello “Pink Christmas” (9,37 euro) sarebbero giustificati dalla colorazione particolare dello zucchero a velo. E non solo.

L’azienda ha risposto con una lettera alle accuse del Codacons sottolineando l’uso di “elementi peculiari” come la grafica personalizzata, il nastro di chiusura e una serie di accessori, inclusa una bustina di polvere rosa per la decorazione e uno stencil in cartoncino alimentare, giustificava l’aumento di prezzo. Il Codacons non ha trovato convincenti tali argomentazioni e ha chiesto ulteriori dettagli sui costi sostenuti per questi elementi.

Non solo la questione dell’incremento del prezzo, ma anche l’accusa di falsa beneficenza contro Balocco è stata oggetto di discussione. L’azienda, infatti, nel lanciare l’operazione natalizia 2022 in collaborazione con l’influencer Chiara Ferragni aveva provveduto al versamento di una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. Secondo l’Antitrust, però, le pubblicità , i comunicati stampa e le stories avrebbero indotto il consumatore a pensare che, acquistando il pandoro, con la differenza di prezzo si partecipava di fatto alla donazione all’ospedale. Più pandori venduti, più soldi in beneficenza. Ma così non era. Secondo l’azienda, tuttavia, “né sulla confezione, né sul cartiglio, né tanto meno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica”.

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Il Codacons ha risposto seccamente: “Non possiamo poi non chiederci – si legge in una nota – dove fosse la Balocco quando Chiara Ferragni pubblicava storie e contenuti sui propri canali social dove, chiamando in causa l’azienda, legava le vendite del pandoro alla beneficenza verso i bimbi malati di cancro, e perché la Balocco non abbia mai smentito le errate affermazioni dell’influencer, prendendo le distanze da tale pubblicità ingannevole, e infine perché non abbia mai informato i consumatori circa il fatto che la donazione in favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino era già avvenuta mesi prima”.

Ecco il testo integrale della risposta di Balocco.

Egregio Collega,

scriviamo la presente in nome e per conto della società Balocco, la quale ci ha conferito formale incarico al fine di riscontrare la Sua missiva del 22 dicembre u.s., nella quale sono riportate circostanze inesatte circa l’iniziativa c.d. “Pandoro Pink Christmas” oggetto della recente decisione resa dal’ AGCM.

Quanto al tema prezzo: non corrisponde al vero I’affermazione secondo cui, a fronte delle “medesime caratteristiche organolettiche”; il maggior prezzo applicato per il prodotto commercializzato in limited edition avrebbe creato nel consumatore finale I’errato convincimento che “vi fosse una diretta contribuzione al reperimento dei fondi utili al progetto di beneficenza” in favore dell Ospedale Regina Margherita di Torino.

Come già illustrato avanti al Organo amministrativo competente, Balocco ha chiarito e provato come il prezzo medio di vendita del pandoro limited edition, riservato al pubblico (consumatore finale) e comprensivo di IVA, non sia stato dalla medesima determinato/imposto, bensì lasciato alla libera determinazione di ciascun retailer. Tale prezzo, comunicato a suo tempo da Balocco all’Organo amministrativo, era quello rilevato statisticamente dalla Societa Nielsen 1Q nella campagna natalizia 2022 (IT- Distribuzione Moderna) e corrispondeva a € 9,37 a confezione. lI prezzo medio di cessione riservato invece da Balocco alla GDO .era stato naturalmente inferiore rispetto al prezzo destinato al pubblico.

Peraltro, corre l’obbligo di ricordare che il più elevato prezzo di vendita del pandoro in edizione limitata, rispetto a quello della versione base con astuccio rosso (a marchio Balocco) è assolutamente giustificato dalla differenza tra i due prodotti. Per il pandoro limited edition era stato infatti sviluppato un progetto ad hoc di grande complessità, che ha determinato il predetto incremento legato all’impiego di elementi peculiari. In particolare, l’astuccio ideato in esclusiva per questo prodotto era composto da due elementi, oltre al nastro di chiusura, ed era particolarmente costoso per la cura dei dettagli cartotecnici e per la tipologia e personalizzazione del nastro di chiusura. Il sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore erano personalizzati con la grafica su licenza, mentre l’astuccio conteneva altresì una bustina di spolvero rosa — anch’essa brandizzata – ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro. Non da ultimo, si considerino anche i maggiori costi di manodopera sostenuti dalla nostra assistita per il peculiare confezionamento, interamente manuale, e, naturalmente, il costo della licenza del marchio “Chiara Ferragni”.

Quanto alla posizione dei consumatori: non riteniamo condivisibile la prospettazione secondo cui la pratica sanzionata dal’AGCM sarebbe stata tale da falsare il processo decisionale al momento dell’acquisto del prodotto e che “l’utente finale, se non fosse stato condizionato dall’operazione di devoluzione benefica, ed avesse avuto chiara la pratica commerciale conclusa, con ogni probabilità avrebbe effettuato una decisione di acquisto differente”. Né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo realizzato per i punti vendita, erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica e neppure sono mai state utilizzate espressioni fuorvianti. I consumatore, dunque, al momento dell’acquisto disponeva di tutte le informazioni necessarie per poter comprendere che non vi fosse una correlazione tra prezzo e donazione al nosocomio torinese. In altri termini, se il consumatore -ha scelto il “Pandoro Pink -Christmas”. lo ha -fatto scientemente per-la–bontà- del prodotto in sé e per l’appeal esercitato dal marchio della celebre influencer.

Quanto alla richiesta di donazione/risarcimento che recisamente si contesta (ivi compreso il calcolo prospettato) non sussistendone le ragioni, segnaliamo come la Balocco abbia già spontaneamente provveduto al pagamento della sanzione comminata dal’AGCM (con riserva d’impugnativa e di ripetizione) e null’altro sia allo stato dovuto a qualunque titolo. Preme inoltre ribadire che la nostra assistita ha in concreto effettuato la donazione dell’importo di € 50.000 quale contributo all’acquisto di un macchinario per la ricerca di nuove cure terapeutiche per bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing e, come ormai noto, lo ha fatto prima dell’avvio della commercializzazione del pandoro in edizione limitata, proprio perché la finalità perseguita era quella di sostenere un progetto benefico, a prescindere dall’esito della campagna natalizia 2022 (e dall’entità dei relativi ricavi) che, come si è avuto modo di dimostrare per tabulas è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità.

Quanto, infine, alla diffida ex art. 840 sexiesdecies c.p.c., riteniamo che allo stato non vi siano i presupposti di legge per formulare una tale richiesta e, a scanso di equivoci ulteriori, ricordiamo come l’iniziativa contestata, relativa alla campagna “Pandoro Pink Christmas”, sia ormai da oltre un anno terminata e non verrà nuovamente riproposta in futuro. Alla luce di quanto sopra, aspichiamo che la questione possa ritenersi definitivamente esaurita e inviamo i nostri migliori saluti.

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