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Chiede una scala, il governo offre l’eutanasia: il caso choc della campionessa disabile

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Il Canada ha legalizzato l’eutanasia per i soggetti aventi una “serie di patologie, malattie o disabilità in uno stato avanzato, irreversibile di declino e sono in una condizione di sofferenza fisica o mentale insopportabile, che non può essere alleviata in modo che i pazienti considerano accettabile, la cui morte possa essere ragionevolmente prevedibile”. Fino ad oggi, si stima che almeno 10mila canadesi abbiano avuto accesso al suicidio medicalmente assistito, con una percentuale che è in costante aumento a partire dallo scoppio della pandemia.

In Italia, il tabù dell’eutanasia è stato oggetto di una proposta referendaria di pochi mesi fa, conclusa con l’inammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale. Questo perché si andrebbe a violare la “tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. Ma in Canada, dal 2016, risulta esserci un’altra storia: eutanasia legale, ma non senza lati mascherati.

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Per ultimo, ha suscitato attenzione la rivelazione della veterana dell’esercito paralimpico, Christine Gauthier, che ha gareggiato alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, secondo cui un funzionario del governo canadese si era offerto di darle le attrezzature necessarie per procedere al suicidio medicalmente assistito. E afferma alla Cbc: “Ho una lettera che dice che se sei così disperata, signora, possiamo offrirle Maid, assistenza medica per morire“. Un messaggio che ha lasciato scioccata la donna: “Ero tipo, ‘Non posso credere che lo farai… Dammi un’iniezione per aiutarmi a morire, ma non mi darai gli strumenti di cui ho bisogno per aiutarmi a vivere”, ha detto giovedì scorso al parlamento del Paese. “È stato davvero scioccante sentire quel tipo di commento”. Anche perché la richiesta di Gauthier non riguardava in alcun modo il suicidio medicalmente assistito, ma l’installazione di un ascensore per sedie a rotelle a casa sua.

Proprio quest’anno, l’esecutivo di Trudeau ha esteso l’eutanasia anche ai soggetti che non ricorrono a seri rischi di decesso, ma che soffrono gravi patologie e dolori debilitanti. Sarebbe proprio il caso della campionessa paraolimpica, che ha perso l’uso delle gambe nel 1989, nel corso di un grave incidente durante un addestramento militare.

Eppure, la questione non riguarderebbe solo Gauthier, ma anche altri cinque casi di veterani “a cui è stata offerta l’attrezzatura per l’eutanasia da un funzionario degli affari dei veterani”, ha affermato il ministro dei veterani canadese, Lawrence MacAulay. A tal punto, numerose sigle di volontariato e di tutela dei diritti umani hanno spinto il governo canadese ad istituire regole e controlli più rigidi, senza il rischio di svalutare la vita delle persone disabili. Soprattutto dopo la questione eclatante del mese scorso, che ha portato al suicidio un canadese, soggetto ad un provvedimento di sfratto, che avrebbe preferito la morte piuttosto che la vita da senzatetto: “Il suo dolore alla schiena debilitante e incurabile, lo ha reso idoneo al suicidio medicalmente assistito secondo la legge canadese”. Insomma, una legge che si è estesa a qualsiasi tipo di interpretazione, che non ricorre in casi espressamente delineati, ma che sembra riservata alla discrezionalità dei singoli soggetti.

La questione è stata preso in esame anche dal primo ministro Trudeau, che ha promesso di procedere a cambiare i protocolli, proprio “per garantire ciò che dovrebbe sembrare ovvio a tutti noi: non è il posto di Veterans Affairs Canada, che dovrebbero essere lì per sostenere quelle persone che si sono fatte avanti per servire il loro Paese, per offrire loro assistenza medica nella morte”. E sentenzia: “Assolutamente inaccettabile quanto successo”.

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