Giustizia

Chiedete scusa a Giovanni Toti

Il clamoroso errore della procura sul verbale di Roberto Spinelli rilanciato da tutti i giornali con titoloni a tutta pagina. E oggi fanno finta di nulla

toti giornali

Abbiamo aspettato i giornali in edicola solo per correttezza, non che sperassimo di trovarci quello che avremmo voluto leggere. Infatti né Repubblica, né il Corriere della Sera né tantomeno il Fatto Quotidiano o La Stampa hanno avuto il coraggio di prendere atto del loro bidone (o di quello della procura) e di chiedere scusa per la forza con cui hanno dato risalto ad una notizia, quella dei finanziamenti “illeciti” di Spinelli a Toti, che più di un errore di trascrizione si trattava di una clamorosa bufala.

I fatti li conoscete. Nei giorni scorsi il figlio di Aldo Spinelli, Roberto, anche lui indagato, viene sentito da pm e gip su quanto avvenuto in Liguria. L’imprenditore risponde e ribadisce che tutti i finanziamenti finiti al comitato elettorale di Giovanni Toti erano “leciti“. Il software di trascrizione automatica degli audio però sente “illeciti”, lo riporta nel verbale che viene validato e spedito alle parti. Quando gli avvocati di Spinelli lo leggono saltano sulla sedia, inviano una pec chiedendo la rettifica e ieri in udienza giudice, pm e avvocati convengono che effettivamente nessuno ha mai parlato di fondi neri. Mistero concluso.

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Il Corsera stamattina ne dà atto, ma solo a pagina 18. Quasi introvabile. Repubblica invece fa pure peggio, se possibile, relegando la risoluzione della diatriba avvenuta ieri, e che ha dato pienamente ragione a Roberto Spinelli, a sole 4 righe striminzite in un box interno di pagina 11. Ovviamente senza citare nulla nel titolo. Il Fatto fa il Fatto e spara un articolo intitolato “Il ‘corruttore’ di Toti resta ai domiciliari: ‘Può rifarlo’“, cercando di nascondere dietro due virgolette il fatto che Aldo Spinelli è solo un presunto corruttore e nessun giudice l’ha ancora dichiarato tale. Ma Travaglio è Travaglio, inutile stupirsi. Mentre La Stampa per non sbagliare ignora del tutto o quasi la notizia.

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Eppure… eppure solo qualche giorno fa al presunto giallo venne dato ampio risalto, con articoli che ripetevano a gran voce quel termine -“illeciti”- tanto scandaloso ma mai pronunciato. E soprattutto, costruendo un “giallo” dove non c’era perché la pec dell’avvocato di Roberto Spinelli, che chiedeva al giudice di rettificare l’errore materiale nel verbale, sarebbe bastata in dibattimento per correggere anche un eventuale – e mai registrato – inciampo di sillabe nell’interrogato. Una prova del genere non avrebbe retto neppure col più giustizialista dei giudici.

Insomma: l’audio-gate avrebbe molto da insegnare ai giornali italiani, così amanti dei fascicoli dei pm da ricopiarli nei loro articoli senza neppure porsi il minimo dubbio. Deve insegnare che prendere per oro colato quello che sta scritto in quelle pagine è pericoloso. Perché fornisce al pubblico solo la versione dell’accusa. E perché dà per scontato che nelle migliaia di righe redatte dall’ufficio della procura non vi siano altri errori grossolani come quello sulla parola “illeciti” mai pronunciata. Se il software si è sbagliato su un dettaglio così rilevante, come possiamo escludere che nelle 9mila cartelle di indagine non vi siano altri pastrocchi simili? Pensate alle ore di intercettazioni, telefoniche o ambientali, dove spesso l’audio risulta disturbato e gli intercettati parlano con mezze frasi, allusioni e toni che andrebbero interpretati. Come fate ad essere sicuri che i pm non abbiano preso altri abbagli?

Giuseppe De Lorenzo, 28 maggio 2024

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