“Chiesi io la testa di Berlusconi?”. Merkel vuota il sacco su Putin, Trump e i migranti

L’ex cancelliera torna a parlare. Lo zar russo? “Ha tratti da dittatore”. Trump? “Non mi odiava”. E sull’Ucraina: “Dissi no al suo ingresso nella Nato”

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Parla Angela. La recente intervista concessa dalla Merkel al Corriere della Sera ha riacceso i riflettori sulla figura dell’ex Cancelliera tedesca, che per 16 anni ha guidato con mano ferma la Germania e l’Europa. Merkel ha affrontato con franchezza temi caldi come la sua relazione con Vladimir Putin, la crisi dei migranti e le politiche energetiche, offrendo una strenua difesa delle sue scelte durante il suo lungo cancellierato.

Il rapporto con Putin

Nel corso dell’intervista, l’attenzione si è focalizzata in particolare sul suo rapporto con il Presidente russo, avvolto da critiche in seguito all’aggressione russa contro l’Ucraina. “Conoscevo molto bene le intenzioni del presidente Putin. Egli le ha sempre espresse sia pubblicamente che nei colloqui riservati”, ha dichiarato Merkel. “La questione è solo come uno reagisce. La mia risposta non è stata di non avere più alcun rapporto con Putin, ma piuttosto di cercare di impedire l’invasione dell’Ucraina attraverso colloqui, a volte anche molto polemici nei quali non ho usato alcun giro di parole”.

Affrontando poi il discorso sul gasdotto Nord Stream 2, Merkel ha spiegato la sua scelta di non bloccarlo dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014: “Consideravo mio compito assicurare che l’economia tedesca potesse sfruttare la possibilità di avere gas a buon mercato. Inoltre, per ragioni politiche volevo mantenere rapporti economici con la Russia perché anche quel Paese potesse partecipare al benessere”.

Sul fronte della difesa europea, Angela Merkel ha ammesso alcuni ritardi: “In Germania non siamo riusciti a costruire abbastanza velocemente un potenziale deterrente”. Ma si esprime anche sulla necessità di equilibrio nella politica estera: “Abbiamo bisogno della doppia azione, da un lato colloqui e contatti, dall’altro deterrenza”. Insomma: con la Russia bisogna mostrare il bastone, ma anche la carota. E la guerra in Ucraina? Merkel ha le idee chiare: intanto ricorda che a suo tempo disse di no all’ingresso di Kiev nella Nato perché “sarebbe stato come dichiarare guerra a Putin”. E sulla fine del conflitto resta convinta che nulla deve “passare sopra la testa” di Zelensky, ma “non può essere solo Kiev a decidere”. Anche gli alleati occidentali avranno un loro ruolo.

Il nuovo libro

L’ex Cancelliera tra pochi giorni sbarcherà in libreria con le sue memorie. Il libro si intitola “Libertà” e contiene le verità della più potente politica europea dell’ultimo secolo. “Solo ora che non sono più cancelliera e mentre scrivevo il libro, ho iniziato a riflettere più profondamente sulla mia infanzia e la mia vita nella Ddr”, ha spiegato la Merkel. Sul suo ruolo alla guida della Germania, pur riconoscendo alcune responsabilità nella parte finale dei suoi mandati, l’ex Cancelliera ritiene di aver fatto un buon lavoro: “Sono stati anni buoni per l’economia, in cui abbiamo aumentato gli investimenti, e dove grazie alla solidità economica, abbiamo migliorato molto in ambito sociale”. Neppure sull’austerità imposta a Berlino come a Bruxelles fa alcun passo indietro. Il freno al debito, ha spiegato “ha imposto moderazione al governo federale e ai Länder, affinché non vivessero al di sopra delle loro possibilità”. Ora però il mondo è cambiato e la Germania è in grossa difficoltà, tra crisi dell’auto e problemi di approvvigionamento energetico: “Credo che nella situazione attuale, di fronte a molte nuove sfide, dovrebbe essere riformato: ma non per favorire la spesa sociale, bensì gli investimenti”.

Il rapporto con Trump

Da non sottovalutare anche l’analisi che l’ex cancelliera fa del neo presidente americano che, ricorda Merkel, era “ossessionato dalle auto tedesche per le strade di New York”, non la odiava “ma per lui incarnavo la Germania“. “Per Donald Trump non ci sono mai situazioni “win win”, dove entrambi i partner di un accordo ottengono vantaggi – ha spiegato l’ex cancelliera – Per lui o l’uno o l’altro deve ottenere un profitto. È un’idea che non condivido. Penso che abbiamo concluso molti accordi nel mondo, vantaggiosi per entrambe le parti. Credo nella forza dei compromessi, a differenza di Trump. La cosa più importante è cooperare con Trump, da partner e rappresentanti di un Paese, liberi da paure e sicuri di sé, difendendo i propri interessi, nel mio caso quelli tedeschi ed europei, in modo chiaro così come lui difende i suoi”. Di The Donald ricorda però anche la sua attrazione per Putin: “Negli anni successivi, ho avuto l’impressione che i politici con tratti autocratici e dittatoriali lo affascinassero”.

La caduta di Berlusconi

In molti hanno accusato Angela Merkel di aver sostanzialmente provocato la caduta di Silvio Berlusconi nel 2011. Secondo il Wall Street Journal da Berlino avrebbe addirittura telefonato a Giorgio Napolitano per chiedere la testa del Cavaliere. L’ex cancelliera smentisce “categoricamente” e anzi ricorda di aver lavorato con Berlusconi “più amichevolmente di quanto molti pensavano”. “Si adoperava sempre per raggiungere comuni compromessi europei”, ha spiegato la Merkel. “Non mi sono mai immischiata negli affari interni di un Paese amico. E di questa variante non avevo mai sentito parlare. È stato anche detto che una conferenza stampa di Nicolas Sarkozy e mia avrebbe contribuito alla caduta di Berlusconi. Non lo credo. Non è assolutamente possibile che un capo di governo straniero causi la caduta di un altro. Questo ha sempre a che fare con i fatti interni di un Paese”.

Il boom di migranti

Una delle maggiori critiche ad Angela Merkel e al suo lungo regno riguarda la gestione del flusso di migranti. Nel 2015 l’ex Cancelliera aprì le porte ai siriani, una scelta che oggi la Germania paga con la crescita dell’Afd e che ha condotto i suoi successori, Scholz in testa, a fare una clamorosa inversione ad U. “Anche col senno di poi, è stata una decisione giusta – sostiene Merkel – perché si trattava di persone già arrivate da noi. Per me i valori europei erano alla prova: l’Europa è capace di trattare con umanità le persone che si trovano da noi? Questo non significa che tutti abbiano diritto a rimanere. O che non ci debbano essere regole. O che non dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre l’immigrazione illegale, perché le persone pagano molti soldi per mettersi nelle mani di trafficanti e scafisti rischiando la propria vita”. Per questo Angela difende l’accordo con la Turchia, a cui l’Ue ha versato miliardi di euro per fermare gli immigrati. Riconosce che aver reso la Libia un Paese senza “strutture statali”, cioè senza Gheddafi, fa sì che “molti profughi si riversano su Paesi come l’Italia”. “Naturalmente dobbiamo proteggere i nostri confini esterni, ma non basta”.

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