È un mio problema, l’ho ogni fine settimana. Come passarlo, possibilmente divertendomi (intellettualmente) da apòta quale sono, non legato a nessuna ideologia, in un mondo sempre più spaccato in fazioni? Avevo due opzioni, entrambe estreme. Andare a Torino dove, mi dicono, giocheranno alla guerra i suprematisti bianchi della sinistra estrema (centri sociali), o a Verona dove si riuniscono i suprematisti bianchi, che si definiscono “eroi della famiglia” e le altrettante suprematiste bianche che li contestano? La scelta è stata facile, perché tecnica. No a Verona, visto che ci sarò fra pochi giorni, il 5 aprile a un dibattito, moderatore Stefano Lorenzetto, con il Procuratore Antonio Condorelli di Venezia sul tema “Più liberi o presi nella Rete?” (Istituto Salesiano San Zeno, con una platea da 600 persone). Chi dovesse passare per caso nelle adiacenze si affacci, sarà accolto con simpatia, tranquilli, parliamo di internet.
Meglio andare a Torino, oltre tutto casa mia è a pochi metri dal Teatro Regio, dalla Prefettura, dalla Regione, i luoghi del potere culturale e politico della città. A Torino ci saranno gli “anti populisti più estremi”, di volta in volta li chiamano “anarchici”, “black bloc”, “centri sociali”. Per fortuna Francis Fukuyama (liberal in purezza, principe del mainstream) ha precisato in modo puntuale che “Il populismo è la sommatoria di tutte quelle politiche che non piacciono alle élite”. Non avrei saputo dirlo meglio. Perché, dice, “populismo” è una semplice etichetta, non esiste un’ideologia, un pensiero politico, un modello economico, di tipo populista. Sono d’accordo, per me il populista è banalmente, per usare un linguaggio populista, uno che si è stufato delle politiche monetarie, fiscali, etiche, dell’immigrazione, che lo penalizzano, e invece lui, secondo costoro, dovrebbe pure esserne felice. Anche se non hanno letto Immanuel Kant i populisti qualcosa devono aver annusato, e hanno detto basta (ottusamente of course) a queste pelose furbate intellettuali.
Mi sono appoggiato a un amico, ufficiale di Polizia a Torino, che mi ha raccontato la strategia che questa volta avrebbero seguito per opporsi ai previsti 2.000 delinquenti comuni. Nulla di segreto, sia chiaro, il giorno dopo (venerdì) La Stampa con due pagine in Cronaca avrebbe raccontato come la Polizia si sarebbe opposta ai loro cinque concentramenti atti a paralizzare Torino. Comunque le minacce di costoro hanno avuto un notevole successo comunicazionale: la Polizia ha messo noi della Ztl a “liberi arresti domiciliari”. In realtà, ci siamo goduti un centro di Torino mai così bello: scomparse le élite (sulla neve o al mare), scomparsi i dehor e i loro chiassosi, spesso volgari, occupanti, scomparsi i tram, il bel sole, le montagne innevate sullo sfondo, un’aria frizzante, erano tutti per noi. Circondati da delinquenti comuni, eravamo prigionieri ma felici. Certo non altrettanto è stato per i negozianti che per colpa di costoro si sono “bruciati” il fatturato della settimana.
Il finale è stato esaltante (finalmente) per la Polizia di Stato, quindi per noi cittadini perbene. La preannunciata ira funesta di questi giovani criminali bianchi (è giusto sottolinearlo perché costoro fanno pendant con i criminali neri italiani alla Ousseynou Sy e soci) è fallita, perché è stato sequestrato preventivamente il loro arsenale di guerra proprio nel centro sociale dell’Asilo. Per la prima volta politici e intellò che si erano, fino al giorno prima, sempre sperticati in difesa di individui indifendibili hanno taciuto. Forse perché erano sulla neve o al mare? Vedremo ora cosa si inventeranno.
Riccardo Ruggeri, 1 aprile 2019