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Ci mancava la task force sul sesso pandemicamente corretto

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Quando il gioco si fa duro, i duri fanno una task force. Un’altra? Un’altra: spirata quella di Vittorio Colao, un pomposo florilegio di banalità a base di “resilienza” e “sburocratizzazione” condite da disegnini bimbiminkia style, si annuncia un nuovo comitato scientifico che, tanto per cambiare, ci dirà come stare al mondo. E anche, crepi l’avarizia, come mettere al mondo. Ma che, davero davero? E come no: se lo devi fare, il Grande Fratello, lo devi fare fino in fondo, fino al Grande Bordello se occorre. E per quanto noi se ne abbia piene le task di queste “force” che servono a niente e vengono giubilate con tanti saluti e una pedata nel prestigioso sedere manageriale, lorsignori no, non si rassegnano, a loro non basta mai.

Adesso si sono accorti che, ma chi l’avrebbe mai detto, sotto lockdown si combinava poco e niente: lo ha stabilito la solita imperscrutabile ricerca, questa condotta da Durex, che è un marchio cui tutti noi siamo stati prima o poi legati, quello dei preservativi (“goldoni”, in slang scolastico) e la ricercona ha constatato che nove italiani su dieci con tutte quelle ore da riempire, non ci facevano niente; i pochi che si cimentavano, andavano incontro a scarsissima gratificazione: “And I try, and I try, and I try, and I try, but I can’t get no satisfaction“. Vedi però la scienza, che scoperte che ti fa: non si tromba più, invasi come siamo da ansia, nevrosi, depressione, manie di persecuzione, miraggi. I siciliani, nella loro infinita saggezza popolare, c’erano arrivati senza ricerche e senza task force: “La minchia non vuole pensieri”.

Invece durante la cattività di pensieri che si agitano a folate come nere lenzuola di fantasmi sconvolti ne arrivano anche troppi e uno, sempre quello, avvolge tutti gli altri: quanto durerà questa non vita, quanto potremo resistere ancora? Il sesso è un’attività gioiosa, giocosa, complice: se diventa via di fuga, non porta da nessuna parte, non salva, si risolve in uno squallore da morte a Venezia, da Casanova felliniano. In fondo, la faccenda è molto semplice, come la felicità di Trilussa e l’aveva colto il filosofo Paki dei Nuovi Angeli intorno al 1970: “Basta dir uakadì uakadù, prova un po’ quando lei non vuol più, la più bella che ci sia non resiste alla magia, basta dir uakadì uakadù”. Tutto molto semplice, anche se c’è una dottoressa Sonia De Balzo, sessuologa specialista in psicologia clinica e dello sviluppo dell’Ospedale Cotugno di Napoli e membro (ma forse è meglio dire membra) della nuova task force, che la mette giù dura: “La pandemia che ha colpito il nostro Paese ci ha costretto per motivi di sicurezza all’isolamento sociale.

Questa condizione ha generato degli effetti psicosessuali a breve e a lungo termine”. Insomma, sostiene De Balzo che l’amico prediletto non balza più. Miii, che scanto! Tutto ciò considerato, al governo hanno deciso di farci una task force per formattarci pure lì; per riconfigurarsi nel segno di una sessualità più responsabile, ecocompatibile, sostenibile, cock lives matter. Il volo pare un po’ pindarico, ma soprattutto padulo: si sente puzza di fregatura, quando s’arrizza una task force; la cui missione, difatti, nel caso specifico è ancora una volta assai fumosa, in perfetto supercazzolese: “Diventa di primaria importanza sollecitare l’opinione pubblica ad adottare un approccio consapevole su quanto ci accade intorno al fine di promuovere un’opera di sensibilizzazione riguardo alla prevenzione del contagio del virus Covid-19, e ancor di più, del virus dell’Hiv e delle altre malattie a trasmissione sessuale”.

Ci siamo: col pretesto della prevenzione e della sicurezza, si pretende l'”approccio consapevole”, cioè zinzare come la vuole il governo: il processo di cinesizzazione procede spedito. Capo della task force sessuale, l’infettivologo del Sacco di Milano, Massimo Galli; altri membri, absit injuria verbis: la succitata sessuologa De Balzo del Cutugno di Napoli, il dottor Alberto Venturini, psicologo psicoterapeuta cognitivo comportamentale della Struttura complessa Malattie infettive dell’ospedale Galliera di Genova e la dottoressa Alessandra Scarabello, dermatologa presso l’Inmi Spallanzani di Roma. Molte teste pensanti, speriamo non troppi galli nel pensatoio. Viva la task, ci fa copulare sani, viva la task. Viva la task, quanti galli lavorano solo per noi, sentite qua l’infettivologo in chief: “La crisi causata da Covid offre l’opportunità di ripartire ‘bene’ anche da questo punto di vista, cogliendo l’opportunità di programmi educativi volti ad estendere i comportamenti responsabili anche all’ambito sessuale”. I programmi educativi per fare l’amore, non mette subito un brivido e non di piacere? Ma chi è che si produce a comando? E poi, secondo quali canoni, regole e procedure? Ci sarà una autocertificazione anche per questo? Lanceranno una nuova app, “Inc*li”, per monitorare i dissidenti? E i consulenti, che non mancano mai, stavolta chi saranno: Valentina Nappi, Rocco Siffredi e Malena? E i mitici virologi-utilité, che solo a vederli uno si eccita, da Roberto Burioni a Ilaria Capua, dove li mettiamo? E non ci sarebbe un posticino per alcuni numi tutelari della sinistra consapevole, da Christian Raimo a Michela Murgia, da Roberto Saviano a Vladimir Luxuria, così tutte le quote sono coperte?

E, se è vero che il supermanager Colao si è scoperto essere un supercopione, questi da chi cloneranno semmai? Dal Kamasutra, dal Libretto Rosso, da Cappuccetto Rosso, da Porci con le Ali? O da Pornhub, che comunque funziona molto meglio dell’Inps? Grande è la confusione sotto il letto, la situazione è indecente. Se poi anche per omogeneizzarci in questa pratica antica come l’umanità (per forza…), dovessero inventarsi un vaccino, sappiamo già per quale via ci verrà somministrato. Altro che il gioco si fa duro, qui è una mosceria irreversibile, una cura Ludovico che Anthony Burgess manco se la sognava; dopo la riconfigurazione della parola, del pensiero, dell’energia, dell’ambiente, della storia, dei monumenti, della salute, dell’alimentazione, dei vizi & desideri anche l’ultima frontiera, la più privata, la più individuale, la più anarchica, volendo, è stata travolta: come sempre per il nostro bene, stanno apparecchiando pure il piacere o quel che ne resta.

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