Dopo aver incassato lo scoop della Verità, un anno e mezzo dopo i fatti, cosa abbastanza strana per una notizia di presunto abuso sessuale in cui gli accusati sono due noti cronisti, Sara Giudice decide di parlare. E lo fa con Selvaggia Lucarelli su il Fatto Quotidiano.
L’inviata già a PiazzaPulita, ora pronta a sbarcare su Rai2, racconta che con la presunta vittima si erano conosciute “in un collettivo di giornaliste che si occupava soprattutto del tema dello sfruttamento femminile sul lavoro”. Da lì l’invito alla festa di compleanno a Trastevere, luogo dove ha origine la vicenda. La versione tra la denunciante e la Giudice ovviamente non collimano. La presunta vittima ricorda che essersi trovata “addosso Sara e Nello” una volta saliti sul taxi, con “lui che mi dava ordini” che “ha preso la mia mano e l’ha messa sulle sue parti intime“. Alla polizia ha assicurato “che io quei baci non li volevo (…), loro mi toccavano, avevo la sensazione di averli addosso (…) e mi sentivo immobile, come una marionetta”. Per la Giudice, invece, a prendere l’iniziativa sarebbe stata la collega, che peraltro lavora in Rai: “Salire in taxi con noi è stata una sua iniziativa, in taxi mi ha baciata lei. Mai l’abbiamo stretta, trattenuta, mai ha detto che non voleva fare qualcosa”.
Secondo Sara Giudice, sia lei che la presunta vittima erano “euforiche ma lucide”. Cioè non ubriache e soprattutto sarebbe improbabile che vi fosse stata contaminazione con droga dello stupro, il Ghb. La denunciante ha fatto analizzare la mattina dopo le urine, risultate positive. Ma la controanalisi della procura è risultata negativa, controprova che però l’avvocato della ragazza contesta. “A fine serata ero appoggiata a un camioncino, avevo i tacchi che mi davano fastidio, lei si avvicina e mi dà un bacio. L’ho ricambiata in allegria – racconta l’ex inviata di Formigli – Era un gioco ma l’ho condiviso volentieri, mi è anche piaciuto. Ero anche un po’ stupita di me perché era la prima volta che mi succedeva con una donna”.
Cosa succede all’interno del taxi? “Ridiamo – è la versione della Giudice – Le dico ‘vedi che ti ho fatto conoscere Corrado?’ (Formigli, ndr). A un certo punto lei mi ribacia e io condivido”. Intanto Trocchia “ci guardava”, poi “prende coraggio e chiede se può baciarla”. A quel punto “lei dice: faccio quello che dice Sara. Io: fate come volete”. Una volta sotto casa, nessuna proposta di salire nell’appartamento. “Lei scende. Mi stupisco. Nello paga il taxi. Ci appoggiamo alla saracinesca sotto casa e continuiamo a baciarci. Avevo la bambina a casa, il giorno dopo dovevo partire, dico a Nello: (lei) va via. Risale in taxi e se ne va”.
Nelle ore successive, i tre si scrivono qualche messaggio. Poi la presunta vittima non risponde più alla Giudice: “Ho pensato fosse un momento di imbarazzo, di crisi di coscienza perché era fidanzata”, spiega negando di essersi preoccupata perché “ho un approccio liberale alla vita, mi sembrava assurda questa crisi di conformismo”.
Poi a marzo 2023 l’avviso di garanzia. “Ho provato profondo dolore – dice la Giudice – A me dispiace per lei, ho rispetto sacrale per le vittime di violenza, ho provato dolore per quella bugia. Ero travolta da ciò in cui io stessa credevo. Come se le mie battaglie si fossero ritorte contro. Non voglio fare vittimismo, ma il mio era dolore per quella causa che veniva sminuita”. E l’alcol? “Di quella sera ricordo tutto. Ero euforica, ma eravamo tutti allo stesso livello e presenti a noi stessi. Lei camminava, rideva, faceva battute, ha rifiutato avance nel locale da un’altra persona, ha rifiutato un passaggio”.
La Giudice sarebbe disposta a parlare con la presunta vittima. “La vorrei incontrare e chiedere ‘perché? Parliamoci, lo sai anche tu che nessuno ti ha fatto violenza. Ti sei pentita? Ci sta. Ma la crisi di conformismo o il pentimento sono un’altra cosa, non si possono mischiare i piani’. Se ho contribuito a farla pentire di qualcosa le dico anche che mi dispiace, ma quel bacio era consenziente e lei lo sa“.
Infine, un briciolo di vittimismo. La Giudice sostiene che si aspettava che prima o poi la notizia sarebbe uscita su un giornale di destra, a causa di chissà quale complotto. “Amo Nello ed è anche la persona che stimo di più al mondo – dice la giornalista – Sapevo che non si sarebbe mai fermato nel portare avanti le sue inchieste. Gli dicevo: ‘stai calmo, per la nostra reputazione, per la nostra vita’. Alla fine però lo stimo anche per questo, perché non lo fa. Ma sapevo che saremmo stati puniti. La notizia potevano darla, ma non in quel modo”. Ci sia permesso di far notare un dettaglio: la cosa strana, semmai, è che la notizia non sia uscita altrove prima. Che sia rimasta riservata, nonostante certe denunce di solito finiscano rapidamente sulle prime pagine.
Presto la Giudice sbarcherà in Rai. Presunta vittima e presunta stupratrice potrebbero insomma trovarsi a lavorare nella stessa azienda. Ieri facevamo notare che per molto meno a Filippo Facci è stato cancellato un programma a Viale Mazzini, ma non saremo certo noi ad applicare il moralismo di sinistra e chiedere che lei subisca lo stesso trattamento.