Ci siamo? Il papà di Ilaria Salis ha incontrato oggi il leader del Pd, Elly Schlein, che gli ha ribadito tutta la solidarietà del partito per la “situazione incresciosa” in cui si trova l’attivista italiana detenuta in Ungheria. Ma è facile, anzi più. che probabile, che Roberto e Elly abbiano anche parlato della possibile candidatura di Ilaria alle prossime europee.
Se ne parla ormai da giorni. Prima dell’udienza sulla richiesta di detenzione domiciliare, poi negata dal giudice ungherese, su Repubblica era trapelata l’intenzione dei dem di piazzare in lista per Bruxelles l’insegnante accusata di aver picchiato un militante neonazista a Budapest. L’ipotesi ha fatto storcere il naso all’ala riformista del partito, tanto che per Stefano Bonaccini “alla fine non la candideremo”, mentre i duri e puri di sinistra spingono per una mossa che darebbe di certo un’impronta movimentista al Pd.
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Per ora Schlein non si è sbilanciata ufficialmente, anche se lo staff conferma che se ne sta discutendo. Roberto Salis si è lamentato per le modalità in cui è stata gestita la possibile candidatura, visto che al momento non c’è nulla di ufficiale e che a Budapest già considerano una “provocazione” le ingerenze di uno Stato estero, figuriamoci se la detenuta venisse eletta. Ed è questo il nodo. Il papà di Ilaria Salis ha ribadito ieri all’Huffington Post e oggi al Foglio che se il nome dell’attivista verrà speso occorre farlo con cognizione di causa, senza ritirare la candidatura all’ultima curva ed evitando la tragedia della non elezione. Insomma: la condizione è che se Ilaria finisce nelle liste dem poi deve anche essere eletta, altrimenti in Ungheria la “massacrerebbero”.
Secondo Repubblica le ipotesi sarebbero due: candidarla capolista al Centro Italia (posizione su cui hanno messo gli occhi già in tanti) oppure nelle Isole, essendo Ilaria sarda di origine.