Ci sono donne più donne delle altre

9k 15
generica_porro_1200_3

Avranno rotto il tetto di cristallo ma a noi hanno sfiancato l’animo con questa vicenda del women’s  empowerment, che odora di ipocrisia lontano un miglio. Ipocrisia doppia. Una prima volta perché le sfondatrici del tetto di cristallo devono spesso moltissimo agli uomini questa carica rivoluzionaria, quindi dimostrano che la scalata al potere non è avvenuta come amazzoni in lotta contro il protervo maschio. Una seconda volta perché, come ho avuto modo di scrivere qui altre volte, dipende dal colore politico della donna: non tutti i tetti di cristallo valgono. Abbiamo assistito a due esempi recenti di questa narrazione strumentale, costruita soprattutto dai media mainstream. Giorni fa con il primo ministro donna finlandese, Sanna Marin il secondo con la nomina del presidente della corte costituzionale, Marta Cartabia, che non a caso ha citato esplicitamente la finlandese.

Ora che un premier nei paesi scandinavi e del nord Europa sia una donna non è gran che rilevante ormai, anche se in Finlandia è la prima volta (benché abbiano avuto nella loro storia un presidente della Repubblica donna). Ma non è rilevante perché in quei paesaggi politici, come del resto in quelli della Europa continentale, il potere effettivo del premier è molto limitato, essendo sistemi tendenzialmente multipartitici e consociativi, dove il capo dell’esecutivo è poco più di un segretario, cambia molto spesso, e soprattutto non è investito da un mandato elettorale pieno. Insomma, la giovine Marin forse diventerà una novella Thatcher, ma dovrà vincere per diverse volte consecutive le elezioni ed essere il vero e unico capo dell’esecutivo, senza dire del ruolo secondario occupato dalla Finlandia nel sistema internazionale.

Idem sentire con Marta Cartabia, diventata presidente della Consulta, si, ma nessuno che ricordi che in quel ruolo, più che di elezione, si dovrebbe parlare di rotazione e che la giurista deve molto a un uomo, Giorgio Napolitano, che la nominò alla Consulta – in quota Comunione e liberazione – anche se poi Cartabia ha da allora preso posizioni molto liberal, proprio sui temi etici e di bio politica. D’altra parte il neo presidente Cartabia ha esplicitamente citato come esempio positivo la Marin figlia di due “madri” lesbiche, una condotta non esattamente in linea con il magistero familiare della morale Cattolica.  Naturalmente sappiamo tutti che la narrazione, subito partita sui media mainstream, con una Marta Cartabia “cattolica” si, ma “aperta” , non fosse mai, e persino ascoltatrice dei Metallica durante il running, punta direttamente al Quirinale.

Il secondo ordine di ipocrisia dei discorsi sullo sfondamento del tetto di cristallo sta nel colore della sfondatrice. Se rosso, come è il caso di Marin, o rosè, o in ogni caso appartenente al mondo  progressista e dei cattolici di sinistra come Cartabia, la donna che raggiunge determinati risultati va senz’altro enfatizzata. Nel caso invece il colore politico della eroina non sia rosso, lo spartito prevede ben altro: silenzio o, quando la donna è diventata troppo ingombrante, allora bisogna parlare di lei senza far alcun cenno al suo essere donna. I casi qui si sprecano: dalla Thatcher fino ai giorni nostri, con Marine Le Pen, Giorgia Meloni, Marion Maréchal. Insomma la donne è donna solo se progressista, altrimenti diventa una sorta di androgino, un terzo sesso non ben definito. Prepariamo i pop corn per il giorno in cui Giorgia Meloni dovesse diventare la prima donna Premier in Italia o Marine Le Pen o Marion Maréchal le prima donne presidenti della Francia.

Marco Gervasoni, 12 dicembre 2019

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version