“Ci sono dossier su tutti”. L’allarme di Paolo Mieli: di chi parla?

L’ex direttore del Corriere della Sera: “Quello che si capisce tra le righe dei giornali è che…”

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paolo mieli striano

Nel cuore della vita politica e sociale italiana s’insinua un giallo che sembra uscito dalle pagine di un thriller: il cosiddetto caso Striano. Questa vicenda, confinata negli angoli più oscuri della grande stampa italiana, che fatica a parlarne, si sta colorando via via di nuove rivelazioni. Tutte concentrate sul chiarire i contorni di quella che appare una rete di dossier segreti e accessi illeciti che coinvolge figure di rilievo delle nostre istituzioni.

Al centro delle indagini, coordinate da Raffaele Cantone, Procuratore di Perugia, si trova un’entità accusata di aver oltrepassato i confini della legalità, suscitando l’indignazione di Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, per il “verminaio” di accessi illegali al sistema delle Sos. Accessi che avrebbero prodotto informazioni poi finite, guarda caso, sui giornali. Soprattutto contro politici di centrodestra.

Questo intricato scenario ha stimolato riflessioni in Paolo Mieli, rispettato storico e giornalista, che inizialmente guardava con una certa dose di scetticismo alla portata delle accuse. Tuttavia, Mieli ha progressivamente riconosciuto la serietà della situazione, ipotizzando che l’affare Striano rappresenti solo la superficie di una realtà ben più complessa e inquietante, una sorta di “centrale” dell’informazione che raccoglie dati su figure di ogni schieramento per finalità ancora oscure.

In dialogo con Nicola Porro, Mieli ha delineato un quadro dove queste pratiche di sorveglianza non rappresentano un fenomeno nuovo, ma piuttosto una dinamica consolidata, capace di influenzare la politica italiana da anni. Secondo l’analisi di Mieli, questa centrale di spionaggio avrebbe iniziato a esercitare il suo potere sin dal 2007, attraversando diversi governi e arrivando a dettare le maggioranze parlamentari, minacciando così le fondamenta della democrazia rappresentativa del nostro Paese.

“Tu pensi che nei cassetti ci sia molta più roba?”, ha chiesto Porro in diretta. Risposta: “Tutta l’estate del 2024, compreso il sospetto di Sallusti su Arianna Meloni, compreso l’affare Boccia-Sangiuliano, hanno tutti dei riferimenti individuabili in questa centrale. E sono individuabili nei tempi e nei modi”. La domanda che resta inevasa è: chi sono “loro”? In mano a chi sarebbero questo potenti dossier? “Non sono un giornalista cospirativo, non penso che ci sia un capo e che siano di destra o di sinistra – ha spiegato Mieli – Ma hanno dossier su tutti”. E ancora: “Quello che si capisce tra le righe dei giornali è che esistono documenti su tutti. Violante citava la P2, io potrei citare il caso Sifar: c’è una costruzione che si ripropone nella storia dell’Italia e ci sono dei tipi che trovano convenienza in questo. Il potere è loro – ha concluso Mieli – perché ti sfiancano: decidono che è il momento in cui devi essere indebolito e ti fanno il servizietto…”.

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