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“Ci sono due opzioni…”. Cosa ha promesso Putin alla Wagner

Vladimir Putin è tornato a parlare alla Nazione ieri sera, dopo il tentativo di golpe della Wagner. Ecco cosa ha detto

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Dopo due giorni di silenzio, incentrati sulle voci più disparate che lo davano addirittura fuggito da Mosca, ecco che Vladimir Putin è tornato a parlare alla Nazione in un video in tv, ribadendo come il “tentativo di scompiglio interno” è andato fallito. Un discorso di pochissimi minuti, sulla falsa riga di quello di sabato mattina, in cui il leader russo annunciò il “tradimento” delle milizie della Wagner. Ora, però, le conseguenze per i mercenari non sono quelle prefigurate in questi giorni dai media internazionali e sembra che il capo del Cremlino voglia rispettare le promesse fatte 72 ore fa. Le opzioni sono due: trasferirsi nella Bielorussia di Lukashenko senza essere processati oppure mettersi al servizio del ministero della Difesa russo.

Nessuna parola, invece, per il capo della Wagner, Evgenij Prigozhin, il quale – secondo la mediazione del leader bielorusso – potrebbe ottenere rifugio nel Paese alleato di Mosca. Il suo aereo privato è atterrato a Minsk alle 6.40 di stamattina, anche se – come circolato in queste ultime ore – la meta potrebbe essere solo provvisoria, perché concreto il rischio di un attentato alla sua vita.

L’alleato cinese

Immediato è stato poi il sostegno cinese alla Russia dopo il tentato golpe della Wagner. Già nella mattinata di oggi, il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, ha ribadito che Russia e Cina sono “una forza importante per garantire la pace globale e promuovere lo sviluppo inclusivo”, affermando poi di voler collaborare con Mosca per opporsi “all’uso della forza e all’egemonia dei singoli Stati”.

Per approfondire:

Un’alleanza che, quindi, si fa sempre più profonda, in particolare dopo la notizia che ha scosso la giornata di ieri. I negoziati per aprire una stagione di pace tra Ucraina e Russia potrebbero partire da questo luglio, anche se mancheranno seduti al tavolo i due belligeranti. Ci sarà, però, l’Occidente e le potenze del Brics, l’alleanza che – oltre a Mosca – include India, Cina, Brasile e Sudafrica. L’obiettivo atlantico sarebbe appunto quello di sfruttare l’influenza di Pechino su Putin proprio per portare ad una spinta decisiva nella risoluzione del conflitto.

Il discorso di Putin

Ad oggi, però, lo scenario si rivela estremamente difficile, anche perché – nonostante la dichiarata controffensiva ucraina nelle aree di Bakhmut – la situazione sul campo non sembra sbloccarsi: le forze russe difendono con efficacia le linee nei pressi della regione del Donbass, mentre gli ucraini stanno lentamente sfondando a sud, nelle aree della regione di Kherson. E sono gli stessi toni usati ieri da Putin a prefigurare il pericolo che la guerra continui ancora per molti mesi: “I neonazisti volevano che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione“.

E ha concluso: “Volevano che i soldati russi si uccidessero a vicenda, uccidessero militari e civili, in modo che alla fine la Russia perdesse e la nostra società si dividesse, soffocando in una sanguinosa guerra civile. Si sono fregati le mani, sognando di vendicarsi dei loro fallimenti al fronte e durante la cosiddetta controffensiva, ma hanno sbagliato i calcoli”. Un discorso che cerca di spazzare via tutti i dubbi sul tenuta di potere dello Zar, decretando lo scaccomatto per la Wagner. Ora, l’unica questione aperta rimane quella di Prigozhin.

Matteo Milanesi, 27 giugno 2023