Ieri sera, l’ormai leggendario senatore Lello Ciampolillo si è reso protagonista del solito teatrino al Senato. Nel suo intervento prima del voto di fiducia al governo Draghi, ha associato Nicola Porro e Flavio Briatore, al “pagliaccio” Matteo Salvini, in potpourri singolare, a metà tra uno sgangherato j’accuse e la mania di persecuzione.
Si è lamentato di una “becera e violenta campagna di odio e di falsità” nei suoi riguardi. Quindi, tutte le castronerie sulla xylella che si cura con il sapone o le onde elettromagnetiche, nonché il veganismo che protegge dal Covid, erano invenzioni dei suoi detrattori? O il pagliaccio è lui, o è il più grande incompreso della storia… Ma lo diciamo con simpatia: è innegabile che Ciampolillo sia diventato un personaggio.
E, in fondo, la comparsa dei Ciampolillo sul proscenio della politica non è tanto colpa di Ciampolillo stesso, quanto di una classe dirigente inetta, fallita, incompetente, spesso ispirata solo da parassitismo e invidia sociale. Anzi, per propiziare un armistizio con il senatore, proponiamo di reintitolare a lui la zona Cesarini. Anche ieri, infatti, Ciampolillo ha suscitato le ire della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, per essersi presentato sul ring all’ultimo secondo…