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Ciao Carletto Mazzone, operaio del calcio prima del politically correct

Carlo Mazzone Atalanta Brescia

Mentre sono a mare, e mi perdonerete per l’abbigliamento, mi chiamano dalla redazione e mi danno la notizia sicuramente non bella della morte di Carletto Mazzone, il grande allenatore della Roma e noto come Carletto ma anche allenatore del Brescia con il codino Roberto Baggio. Ma era anche allenatore del Bologna e soprattutto colui che ha lanciato definitivamente il grande calciatore Francesco Totti.

Con la fine di Carletto Mazzone finisce per certi versi un’epoca e scompare una figura che non c’era più. Un altro tipo di calcio. Un altro tipo di allenatore: passionale, sanguigno, politicamente assolutamente non corretto, anzi scorretto, eppure educato. Un allenatore che era prima prima di tutto un allevatore, un educatore di anime.

Sapeva stare in campo, conosceva gli uomini prima che i giocatori e proprio per questo era in grado di tirar fuori dagli uomini dei buoni giocatori. Si poteva permettere di essere politicamente scorretto, come quella grande cavalcata sotto la curva degli degli atalantini, perché apparteneva ad un’altra stagione del calcio. Cioè il calcio giocato nelle periferie, nei campetti degli oratori e quando si giocava per il gusto di giocare.

Eppure attraverso questo calcio, Carletto Mazzone è arrivato sul tetto del calcio italiano e il suo ricordo sarà legato non soltanto ai cuori dei tifosi romanisti o del Brescia, ma a tutti coloro che in Italia hanno amato il calcio. Quel calcio legato come dire alle figure anche un poco retrò, un poco folcloristiche, eppure cariche e ricche di umanità dello storico novantesimo minuto. Ciao Carletto.

È morto Carlo Mazzone, l’allenatore in tuta

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