Ciao ciao Fazio e Annunziata: ecco la Rai che verrà

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In questi giorni abbiamo assistito ad una valanga di polemiche provenienti in maggioranza dall’area politica della sinistra sulla questione dei cambiamenti in Rai. Facciamo chiarezza. In uno Stato guidato da una politica liberale ed all’avanguardia è normale ed anche positivo assistere a modifiche del palinsesto all’interno dei mass-media nazionali. I partiti di opposizione hanno tutto il diritto di criticare ed essere in disaccordo con alcune scelte, ma dal mio umile punto di vista, una modifica generale non solo della tv pubblica, ma del sistema mainstream è utile e necessario. Le vicende connesse a Fazio e Annunziata meritano un ragionamento più attento e raffinato.

Addio di Fazio: cosa c’è da capire

Innanzitutto porgo i miei migliori auguri al collega Fazio per il suo nuovo contratto ottenuto con Discovery. Capisco il dissenso da parte del pubblico amante del talk show “Che tempo che fa” dinanzi ad una sostituzione del proprio idolo. Ma il ricambio dei personaggi noti nel mainstream è il punto focale per organizzare un pluralismo dell’informazione non solo nei contenuti, ma anche nei soggetti protagonisti alla guida di programmi importanti. Ora c’è da chiedersi: “Vogliamo vedere sempre gli stessi volti o desideriamo una rotazione degli artisti tv”?

Qualcuno per caso ha valutato in tal senso da quanti anni Fabio Fazio è alla guida di format tv di grande risonanza mediatica?
Mettiamo in evidenza un po’ di storia. Fazio ha condotto quattro edizioni del Festival di Sanremo (1999, 2000, 2013, 2014) e dal 2003 al 2023 ha presentato il programma Che tempo che fa, su Rai Tre fino al 2017, quando è passato su Rai Uno, dal 2019 su Rai Due e tornato su Rai Tre dal 2020. Ovviamente questo vale per tanti altri nomi di prestigio provenienti dal mondo dei mass-media. Inoltre, a quanto sembra emergere, l’addio di Fazio è scaturito da un mancato rinnovo contrattuale per approdare su una nuova emittente a condizioni economiche molto più favorevoli. Tra l’altro, secondo Nicola Porro, questa trattativa potrebbe essere in corso già da molto tempo. Altra questione è invece quella di Lucia Annunziata che ha deciso liberamente di lasciare la tv pubblica.

Beata Annunziata che può dimettersi

Con il massimo rispetto dovuto a Lucia Annunziata, mi trovo costretto a non condividere la sua scelta, ma comunque la rispetto perché amo la libertà. Ecco perché non trovo le dimissioni della nota giornalista un gesto apprezzabile. Partiamo dalla forma, ovvero la famosa lettera inviata ai vertici della Rai: “Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni. Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestate a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque”.

Per approfondire

Prima di tutto la scelta di lavorare in tv non dovrebbe basarsi sulla valutazione del governo in carica, ma dalla propria capacità di esprimere delle analisi con il libero pensiero, anzi, la non condivisione di metodi, contenuti o ideali credo sia la base di ogni dialogo, altrimenti si rischia di cadere in quel “preoccupante pensiero unico” che oggi spaventa molti. In secondo luogo non mi piace, in un momento di difficoltà economica per molti italiani, spesso costretti a combattere duramente per ottenere un lavoro o peggio ancora giungere a fine mese dignitosamente, assistere con velocità a dimissioni da un incarico prestigioso e credo anche ben remunerato.

Addio Fazio – Annunziata: la tv del futuro

Prima di aprire una riflessione su questo tema, è importante per la libertà dell’informazione ricordare le parole della premier Giorgia Meloni: “Io non intendo sostituire un intollerante sistema di potere con un altro intollerante sistema di potere. Voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere, in cui non potevi lavorare se non ti dichiaravi di una certa parte politica. Voglio un sistema meritocratico e plurale che rappresenti tutti che dia spazio a tutti in base al valore che dimostrano e non alla tessera”.

Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sono chiare ed inequivocabili. La strada intrapresa è quella della meritocrazia, della libertà e del pluralismo. Probabilmente Giorgia Meloni proverà a strutturare una tv pubblica innovativa, un processo di rigenerazione indispensabile. Ovviamente è presto per valutare gli effetti di determinate azioni, ma è sempre possibile rimediare ad eventuali errori. I cittadini meritano emittenti televisive con un pluralismo ricco, ripeto, non solo nei contenuti, ma anche nei soggetti protagonisti del grande schermo. Potrebbe essere utile in tal senso realizzare anche delle misure di salvaguardia destinate a figure specifiche ed al personale del mondo dello spettacolo, sempre purtroppo soggetto a contratti a termine.

Carlo Oto, 30 maggio 2023

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