Ciao ciao Italia: Stellantis va in Marocco

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Spesso è difficile non storcere il naso di fronte a incoerenze visibili a occhio nudo. È il caso di chi pretende dare delle lezioni di italianità e allo stesso tempo offre esempi che vanno nella direzione opposta. Impossibile non pensare a Stellantis, già Fiat, una volta eccellenza italiana e ora sempre più dislocata in giro per il mondo.

L’ennesima testimonianza porta la firma di Carlo Calenda: “Sono in possesso di una lettera che Stellantis ha inviato ai fornitori italiani, decantando le opportunità di spostare gli investimenti in Marocco, dove il gruppo di Elkann è già presente in maniera massiccia. Oltre alla lettera, hanno inviato un dépliant del governo marocchino, che esalta le facilitazioni per l’industria dell’automotive in quel paese. La fuga dall’Italia continua sempre di più”, le sue parole in un’intervista al Messaggero.

L’ennesima batosta, l’ennesimo allarme concreto. L’edizione odierna del Foglio racconta che nella missiva in questione il gruppo invita i suoi fornitori italiani a una due giorni d’incontri in un hotel di Rabat, il 9 e il 10 novembre, nell’ambito del progetto che prevede lo spostamento di alcune attività a sud. Come facile immaginare, dati i precedenti, le ragioni sono prettamente economiche: costi più bassi (il Marocco ha 150 mila laureati l’anno ma un salario minimo di 280 dollari al mese) e integrazione della produzione. Da faro del made in Italy a sponsor del governo marocchino con tanto di depliant dal titolo “Morocco now, invest and export”.

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Il documento indica i fondamentali dell’economia del Paese africano e il peso dell’industria dell’automotive (sottolineati gli investimenti di Renault e Stellantis). “L’obiettivo oggi è raggiungere un alto tasso di integrazione”, l’obiettivo citato. In altri termini, portare in Marocco un altro pezzo importante della catena produttiva, fino alla produzione di 1,5 milioni di veicoli. A completare il quadro, un capitolo dedicato agli incentivi e agli aiuti statali per chi è disposto a investire in Marocco: citate l’assenza di di restrizioni per i non residenti negli investimenti in aziende marocchine, il costo zero per lo spostamento di profitti e capitali dal Marocco e l’accordo di protezione degli investimenti stranieri che riguarda sessanta Paesi, Italia compresa.

Torniamo al punto di partenza, all’incoerenza. Il motivo è semplice: pur di attaccare il governo guidato da Giorgia Meloni, Repubblica – il giornale di proprietà del presidente di Stellantis, John Elkann – è arrivato a titolare sull’Italia “in vendita”. È stato lo stesso primo ministro a porre l’accento sulla contraddittorietà della situazione nel corso dell’intervista rilasciata a Quarta Repubblica: “Mi ha fatto un po’ sorridere l’accusa […] Che questa accusa mi arrivi dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l’hanno ceduta ai francesi, hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale, hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane… non so se il titolo fosse un’autobiografia però, francamente, le lezioni di tutela di italianità da questi pulpiti anche no”.

Massimo Balsamo, 23 gennaio 2024

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