Da una parte il motore del continente europeo; dall’altra il Paese ormai prossimo a staccare il pass di prima potenza mondiale. Stiamo parlando ovviamente di Germania e Cina, che in queste ultime settimane sono accomunate da un punto in comune e che trova le proprie radici nelle difficoltà economiche che i due Stati stanno vivendo.
La crisi di Cina e Germania
Prima sul lato tedesco, si ricordi sicuramente la corsa contro il tempo che il cancelliere Scholz ha dovuto compiere dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, tagliando in modo definitivo il progetto Nord Stream 2 e procedendo ad una radicale riduzione delle importazioni di gas russo per via del primo gasdotto (forniture russe che superavano anche il 50 per cento di quelle complessive tedesche). Poi sul lato cinese, si ricordi l’entrata in un periodo di stagflazione, dove per la prima volta dopo 25 anni la dittatura comunista è cresciuta al di sotto delle aspettative di ben due punti percentuali (3 per cento contro i 5,5 per cento previsti).
Ora, per entrambe le potenze, arrivano nuove brutte notizie. Come riportato pochi giorni fa dal Wall Street Journal, infatti, la Cina starebbe “annegando nel debito ed è a corto di cose da costruire” e i segnali di difficoltà si avvertono anche nelle province più remote. Questo periodo di rallentamento, che sulle colonne di questo sito segnalavamo già a marzo, potrebbe trasformarsi in una stagnazione simile a quella sperimentata dal Giappone dagli anni ’90, quando lo scoppio della bolla immobiliare causò anni di deflazione e crescita limitata, che ancora oggi Tokyo sta in parte vivendo.
Le preoccupazioni in Ue
Questo allarme rosso è arrivato anche a Berlino dove, a causa dei tassi di interesse più elevati e del drastico aumento dei costi di costruzione, la crisi dell’edilizia non sta conoscendo la parola fine. A luglio, infatti, il 40,3 per cento delle aziende ha lamentato una carenza di contratti, un dato enorme se solo paragonato a quello di un anno fa, quando la percentuale era del 10,8 per cento. Ed è Klaus Wohlrabe dell’Ifo di Monaco di Baviera a destare preoccupazioni sulla situazione: “C’è una tempesta in arrivo. L’edilizia abitativa è sotto forte pressione. Da un lato, gli ordini esistenti vengono continuamente cancellati, dall’altro, i nuovi ordini sono sempre meno”.
Il tutto si affianca, secondo i dati pubblicati dalla Bundesbank, al terzo trimestre di stagnazione per l’economia tedesca. Una notizia che, a cascata, ovviamente fa già mettere in allarme tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. I dati definitivi sulla crescita del secondo trimestre saranno diffusi venerdì, ma la Germania aveva già registrato due trimestri consecutivi di calo – 0,4 per cento e dello 0,1 per cento. Una situazione che ha portato il The Economist a parlare di Germania quale nuovo “malato dell’Europa“.
Per approfondire:
- Cina, l’economia si inceppa. Cosa c’è dietro l’arresto di Pechino
- La Russia sorprende: cresce più della Germania (con le sanzioni)
- Germania, allarme rosso
Ma sono anche i dati cinesi che dovrebbero mettere in allarme l’Europa. Pechino ha ormai superato gli Stati Uniti ed è diventato il primo partner commerciale dell’Unione Europea. Un dato che quindi mozza le mani a Bruxelles, che dovrà fare i conti col rallentamento cinese. Insomma, il combinato disposto della crisi del più grande motore del Vecchio Continente e quella dello Stato più importante in termini di interscambio commerciale rischia di configurarsi come una vera bomba atomica per l’Ue. A ciò, si affiancano i problemi di sempre, la galoppante inflazione associata al fatto che, alle nostre porte, prosegue un conflitto (quello tra Russia e Ucraina) sempre più lontano dal trovare una soluzione pacifica.