Cina, Iran e il porto di Haifa: cosa c’è dietro il 7 ottobre

L’alleanza tra le potenze autocratiche ha cercato di boicottare i Patti di Abramo. L’impossibilità dei paesi sauditi di schierarsi contro Hamas ha fatto il resto

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haifa israele

Dio ha riservato un drammatico destino ad Israele. Mandandovi a morire Suo figlio sulla Croce ha condannato quello spazio nel mondo ad essere uno dei punti nodali dei drammatici giochi di potere nella storia. Fin dalla sua nascita lo stato d’Israele è stato crocevia di interessi e terra contesa in modo sempre più aspro e drammatico. Il sangue del suo popolo si è sparso, e continua a spargersi, in questo lembo di terra divenuto il centro nevralgico del nuovo ordine di potenza mondiale.

Tutto comincia ad Haifa, città dove è situato il più importante porto della nazione. Questo porto è stato pensato per essere il terminale di collegamento tra l’indo-pacifico (a trazione indiana-anglosassone) e il medio-oriente saudita i cui rapporti con Israele sembravano essere stati rinsaldati con i patti di Abramo, fortemente voluti dall’amministrazione Trump.

La nuova “Via del cotone” avrebbe avuto il suo terminale proprio ad Haifa, collegando i paesi arabi, ma soprattutto l’India, con lo stato ebraico, divenendo per il commercio nel grande medio-oriente un’ideale alternativa al canale di Suez e al porto di Said, la cui praticabilità dipende dal controllo dello stretto di Bab-el Mandeb, in mano alle falangi yemenite filo iraniane Houti.

Come si sa, la Via del cotone è pensata per essere il controcanto alla Via della seta; un modo per bilanciare lo strapotere cinese attraverso una rete di infrastrutture alternative a quelle messe in piedi da Pechino. Non a caso il porto di Haifa è stato acquistato dal gruppo indiano Adani, dal nome del suo fondatore Gautam Adani, molto vicino al presidente indiano Modi che sta cercando di elevare l’India a principale rivale della Cina nel controllo dell’indo-pacifico. Attraverso collegamenti ferroviari verso il porto l’India avrebbe avuto accesso diretto al Mediterraneo e dunque ai principali scali commerciali europei, non dovendo più dipendere dal canale di Suez e dal traffico nel Pacifico pattugliato dalle navi cinesi.

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Dunque, Haifa, e quindi Israele, avrebbero rappresentato gli snodi fondamentali del nuovo ordine economico anti-cinese. La risposta violenta e genocidiaria a questo proposito non si è fatta attendere. Ciò che è avvenuto il 7 ottobre, il massacro degli innocenti ad opera delle forze terroristiche di Hamas foraggiate dall’Iran che tutto l’interesse aveva a che i tasselli della Via del cotone saltassero e che gli accordi di Abramo cadessero nell’oblio. L’alleanza tra le potenze autocratiche di Iran, Cina e Russia ha operato al fine di distruggere il lavoro diplomatico svolto per avvicinare i due mondi un tempo acerrimi nemici, usando l’ideologia palestinese (ormai solo un apropaggine dell’estremismo islamico) come arma. L’impossibilità per i paesi sauditi di schierarsi contro il terrorismo palestinese ha fatto il resto.

Ora il fuoco è stato appiccato, la velenosa retorica anti-israeliana si sparge nel mondo e fa molti proseliti, anche nel nostro paese. Le relazioni tra mondo arabo e stato ebraico paiono compromesse e non si scorge una via d’uscita dal caos. Il fuoco continua a bruciare e ciò che lo alimenta è l’antisemitismo travestito da antisionismo che vive e prospera nell’Europa nata, quale ironia!, giudaico-cristiana.

Francesco Teodori, 8 aprile 2024

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